Giancarla Rondinelli g.rondinelli@iltempo.it «L'Italia ...

Da qui l'esistenza di un popolo cristiano allo sbando e senza punti di riferimento». Le parole del Papa, sull'esigenza di «nuovi politici cattolici», vengono accolte dal presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione, come «un incoraggiamento» ad andare avanti nello sforzo che il partito di via Due Macelli sta facendo «per rinnovare la politica». Un'esortazione, quella di Benedetto XVI che servirà anche come spunto di riflessione per la festa del partito di via Due Macelli (a Chianciano da giovedì fino a domenica prossimi). Quello che in sostanza deve venir fuori, secondo Buttiglione, è l'esistenza di un intero popolo cattolico «che anima la vita del Paese: lo troviamo nelle parrocchie, nel volontariato, nelle misericordie e nei movimenti ecclesiali, un mondo che orienta e dà senso alla vita di milioni di cattolici italiani». Secondo lei il Papa ha voluto bacchettare il bipolarismo, che esiste attualmente in Italia, e che non lascia spazio al cattolicesimo politico organizzato? «Non spetta a me dirlo. Certamente rappresenta una critica a una politica in cui la spinta della fede appare annacquata o in un generico umanesimo o in un altrettanto generico arroccamento ai cosiddetti valori tradizionali. Certo è che c'è un intero popolo di cattolici che avrebbe bisogno di una politica diversa». Un popolo di cui, secondo lei, la politica non si occupa? «Oggi lo sforzo per rendere questa società più umana non è confinato alla sola politica ma certamente non può rimanerne estranea. Io che già sono in politica da tempo sento di avere la responsabilità di aprire cammini per consentire a queste realtà di assumersi le proprie piene responsabilità. Credo molto nei grandi movimenti cattolici: da Cl a Rinnovamento dello Spirito o Azione Cattolica, passando anche per tutti quelli più piccoli. C'è una grande realtà di persone che sono la speranza vera di questo paese». Ma il popolo cattolico di cui lei parla ha bisogno del contatto con la politica? «Sì. Questo popolo è ora alla frontiera della politica: capisce che la fede deve investire in politica, ma ha paura. Le parole del Papa vanno in questa direzione, lui ci esorta ad andare avanti senza avere paura». Qual è il punto di partenza per costruire una nuova classe di politici cattolici? «Costruire un'altra politica. Noi, come Udc, stiamo lavorando per questo: è da tempo che sentiamo il grido del Papa. A inizio novembre faremo un'assemblea a Loreto, aperta a tutti i movimenti cattolici, invitando uomini che arrivano proprio da quella realtà. E a loro rivolgeremo una domanda ben precisa: "Voi cosa pensate di fare?". Questo per ribadire che per tutti i cattolici in Italia esiste un problema politico. E poi abbiamo un altro progetto». Quale? «Realizzare una costituente di centro, che permetta di aprire l'Udc e farlo diventare una realtà più grande, che sia anche un'espressione educativa». Quanto conta il dialogo con il Pdl in questo percorso di costruzione del nuovo Udc? «In questa fase non è quello che ci interessa. Ora dobbiamo lavorare su un altro livello. La gente non ragione in base alle alleanze ma sui valori e sull'esperienza dei cristiani. L'appello del Papa non è rivolto ad un partito piuttosto che ad un altro. È assolutamente per un altro modo di fare politica. Da qui il nostro sforzo sempre maggiore per costruire un percorso basato su questi valori». Quindi niente Pdl? «Io sono convinto dell'importanza del dialogo con il Pdl, quindi è una cosa che noi faremo. Ma non ora. Quello di cui c'è bisogno in questo momento è cominciare a lavorare fuori dai partiti, partendo dall'esperienza di fede. Un'esperienza che poi arriva in politica, ma che prima implica un percorso basato sui veri valori». La prossima settimana si aprirà la vostra festa nazionale. Quale sarà il leit motiv dell'edizione di quest'anno? «Certo ogni festa ha molte sfaccettature. In questa andremo a ribadire il primato della politica dei valori su quella delle alleanze». Altra questione che vi riguarda da vicino, i Dico. I ministri Rotondi e Brunetta stanno lavorando ad una nuova versione della la legge sulle unioni civili, compreso quelle omosessuali. «Non è una novità la mia antica battaglia ai Dico. Sono sempre stato contrario ad ogni forma di matrimonio diverso da quello tradizionale, e quindi a quello omosessuale. Se muore la famiglia, concepita come l'unione di un uomo e di una donna, muore l'Italia. Sono amico di Rotondi e ammiro anche il suo tentativo di trovare una soluzione possibile. Ma trovare soluzioni accettabili su questo tema è davvero difficile. Alla costruzione di un'alternativa al matrimonio o a lanciare un nuovo modello di famiglia, io dico decisamente no».