Il segretario Pd attacca tutti e chiede una nuova classe dirigente

Ma anche dai giornali che fanno verso il Pd «fuoco amico». E per giustificare la sconfitta alle ultime elezioni tira in ballo «la crisi della sinistra in tutta Europa». Ma Walter «il buono» che, come in ogni suo discorso, cita Obama, Martin Luther King e Altiero Spinelli, si lancia soprattutto a testa bassa contro chi «taglia ogni giorno un ramo della pianta». Per questo ripete di volere una nuova classe dirigente del partito che venga dal territorio «perché non voglio i dirigenti che siano bravi negli interventini nelle riunioni ma quelli che sanno parlare agli operai, ai commercianti». Per questo cita per il centrosinistra la «sindrome di Tafazzi»: «C'è stato quel momento magico del discorso del Lingotto, poi una bellissima campagna elettorale, poi è iniziato il solito tran tran». Quel tran tran di critiche interne che lo sta logorando e che lo spinge a dire «ora questa cosa deve finire, parliamo un po' meno di noi stessi e un po' più del Paese». «Dobbiamo cercare il consenso degli italiani — prosegue — e lo dobbiamo cercare con gruppi dirigenti che si formino tra la gente». E per questo, scaramanticamente, annuncia che il suo obiettivo «è di prepararci alle elezioni tra 5 anni». A D'Alema dice «va bene, dobbiamo dare tutti una mano a questo partito», mentre con Parisi usa toni più duri: «Penso che le sue parole siano in primo luogo un'offesa al nostro popolo, a voi che siete qui». E per uscire dall'assedio nel quale il suo partito lo ha stretto non esita a dire che c'è qualcosa che invidia al centrodestra: «Quando loro perdono le elezioni non inizia una crisi devastante. Si rimboccano le maniche e dopo rivincono. Ecco vorrei rifare la stessa cosa». Ma nel discorso c'è spazio anche per affossare, ancora una volta, l'esperienza del governo Prodi: «Non è una novità che dal '94 in poi il centrodestra ha avuto più voti. Nel 2006 ci fa un sostanziale pareggio e fu un errore far finta che le cose non fossero andate così. E due anni dopo c'è stato il fallimento di quell'idea di schieramento che andava da Lamberto Dini, che ora sta nel centrodestra, a Ferrero». Su Di Pietro, l'altra spina nel fianco, Veltroni è lapidario: «Era giusto fare quell'accordo in campagna elettorale e lui aveva sottoscritto il nostro programma elettorale. Poi, una volta eletto in Parlamento, ha fatto il gruppo unico. E quel patto che aveva preso davanti agli elettori è stato tradito e stracciato». Per quel che riguarda possibili alleanze con l'Udc, Veltroni per il momento lascia aperta solo la possibilità di alleanze locali: «Casini più lo si stringe in un abbraccio più lo si costringe a sfuggire. Bisogna invece cercare contatti di prossimità a livello locale». Infine un pacchetto di proposte: «Presenteremo a breve l'ipotesi di un pacchetto famiglia che prevede un assegno di 2 mila e 500 euro per famiglie incapienti, un credito d'imposta rimborsabile per incentivare le donne al lavoro, il potenziamento delle detrazioni pari al 19% dell'affitto e l'innalzamento al 23% della quota del tasso detraibile sul mutuo». Pa. Zap.