«Ma Walter si liberi dai ricatti di Di Pietro»

Veltroni paga per quello che ha fatto in campagna elettorale». Cioè? «Prima sceglie di correre da solo, e noi intanto decidiamo di accorparci. Poi, invece, si lega a Di Pietro, personaggio con il quale dialogare è quasi impossibile. Da qui il nostro pessimismo. Un confronto tra le parti ci dovrebbe essere, e noi ce lo auguriamo. Ma se qualcuno si tira indietro, ovvio, noi andremo avanti comunque». Anche perché gli argomenti su cui provare a dialogare sono punti fondamentali del programma del Pdl. «Esatto. Certo che, per esempio, se Veltroni fosse come Violante, sulla Giustizia sarebbe tutto molto più semplice». In che senso? «Mi riferisco alle sue dichiarazioni dell'altro giorno («la Giustizia va riformata dialogando con il Pdl», ndr). Se un uomo con l'esperienza e la storia di Violante considera l'Anm un ostacolo alle riforme, significa che la deriva presa da parte della magistratura è in aperto contrasto con gli interessi del Paese e dei cittadini». Per molti la Riforma a cui sta lavorando il ministro Alfano sarà il primo vero banco di prova del dialogo tra maggioranza e opposizione. «Noi auspichiamo che con la ripresa dei lavori parlamentari il Pd faccia chiarezza al proprio interno e si incammini sulla via del dialogo e delle riforme. L'ipotesi di un disegno di Legge costituzionale che riformi la Giustizia e comprenda la rivisitazione del Csm, la nascita di un organismo disciplinare ad hoc, separi accusa e giudici e riveda l'obbligatorietà dell'azione penale è la strada giusta». Di Pietro però continua a non essere d'accordo... «Di Pietro lancia accuse demagogiche e populiste». Altro punto su cui sarete chiamati a dialogare, il federalismo fiscale. «Anche qui, la nostra speranza è quella di avere un confronto costruttivo con l'opposizione. La bozza Calderoli non è male, ma va migliorata. Va bene la competizione tra le regioni, ma non si deve arrivare ad avere quelle di serie A e quelle di serie B. È giunto il momento che il Sud si metta in discussione e valorizzi le sue straordinarie risorse rinunciando all'assistenzialismo, allo statalismo e ai piagnistei. Se ci sarà un federalismo solidale capace di tirare il sud fuori dalla palude ben venga e la classe dirigente meridionale dev'essere la prima ad impegnarsi in tal senso».