Di Pietro prepara la campagna d'Abruzzo

«Cominciamo il 12, 13 e 14 settembre alla festa di Vasto, dove lanceremo il nostro referendum, perchè noi gli impegni con gli elettori e i cittadini li manteniamo - spiega il leader dell'Idv al quotidiano online Affaritaliani.it - Ho letto che la petizione lanciata dal Partito democratico ha raggiunto un milione di firme. È una petizione che dice tutto e che non serve a niente, perchè resteranno firme sulla carta. Ne bastavano la metà di quelle che già hanno raccolto e avremmo avuto a gennaio-febbraio già la possibilità di fare il referendum per abrogare la legge salva-premier. Questa è la differenza tra noi e il Partito democratico: loro raccolgono firme a vuoto, noi facciamo opposizione vera». Chiuso definitivamente il rapporto con il Pd? «No, no. Noi rivolgiamo ancora un appello al Partito democratico. Hanno raccolto un milione di firme e ne vogliono raccogliere un altro milione, ma ne bastavano 500 mila e potevamo già mettere Berlusconi con le spalle al muro perché quella legge, al di là della sua costituzionalità o meno, è sicuramente immorale e gli italiani avrebbero potuto già questa primavera essere chiamati a giudicarla. Invece hanno raccolto firme che Berlusconi non si degnerà nemmeno di prendere in considerazione. Mi spiace constatare che c'è un'opposizione di parole e una di fatti». E Veltroni? «La questione ora è molto delicata e riguarda che cosa vuol fare il Partito democratico. Se in futuro vuole essere un grosso partito di opposizione e vuole creare le condizioni per una nuova alleanza per essere un punto di riferimento come alternativa al governo delle destre - risponde Di Pietro - Il primo banco di prova lo avremo in Abruzzo il 30 novembre, dove ci saranno le elezioni regionali. Il problema è delicato perchè in Abruzzo, rispetto al Partito democratico, non si sa nemmeno con chi parlare e soprattutto non si sa chi intende ricandidare il Pd. E, ancora di più, non si sa chi sono i soggetti che fanno parte del Partito democratico in Abruzzo, anche perchè con lo tsunami giudiziario che è successo, l'Italia dei valori prima di decidere se alle elezioni di novembre può fare o meno un'alleanza con il Pd vuole sapere chi sono le persone visto che parecchi di essi sono appena usciti dalle patrie galere». Pesante anche il giudizio sull'esecutivo. «Non spetta a me dare le pagelle. La verità è che l'attuale governo Berlusconi non è un governo di coalizione - sottolinea l'ex ministro - È un consiglio di amministrazione dove i componenti vengono avvertiti pochi minuti prima e in pochi minuti decidono e firmano quel che fuori dal consiglio dei ministri viene preconfezionato. La riprova è la manovra triennale che è stata portata in Consiglio dei ministri e approvata in nove minuti. È un governo che nella sua accezione letterale, prevista dalla Costituzione, non esiste». La Lega è sotto scacco? «Ha scelto di scendere a compromessi per ottenere il federalismo. In nome di esso la Lega sta prendendo decisioni che sono l'esatto contrario di quello che dovrebbe prendere un partito territoriale. Per esempio il ripensamento di Bossi sull'Ici non è un momento di pazzia, ma è semplicemente la naturale conseguenza di chi vuole il federalismo. Se uno deve gestire le proprio entrate, devono anche essere previste delle entrate proprie». Infine il tema delle alleanze. «Intendiamo rompere lo schematismo sinistra-destra e aprire ad alleanze che guardino il più possibile alle persone piuttosto che alle simbologie dei partiti».