Nicola Imberti n.imberti@iltempo.it Prima si avvicina al ...

Lui, vicepresidente dei senatori Pd, è il braccio destro di Massimo D'Alema, l'uomo che si occupa delle trattative politiche. Senatore, state lavorando nell'ombra alla ricerca di un nuovo leader? «La leadership di Veltroni non è in discussione. Anzi, mi sembra che sia stata confermata e confortata dall'Assemblea». Quindi è soddisfatto? «Ho visto un partito unito e consapevole della delicatezza di questo passaggio. E apprezzo lo sforzo con cui Veltroni ha raccolto e ricondotto a sintesi i suggerimenti che sono venuti in queste settimane». Aveva altra scelta? «Veltroni ha serrato le fila ottenendo un giudizio condiviso e positivo sull'impianto della sua relazione e un voto unanime sulla direzione. Ora si apre una fase nuova in cui dobbiamo condividere una battaglia e quindi dobbiamo chiamare a raccolta il maggior numero di forze». Cos'è, un modo per giustificare la spartizione del potere tra le varie anime del partito? «Siamo passati da un organismo dirigente nominativo a uno eletto. È chiaro che serva una maggior tasso di partecipazione e collegialità». La nuova fase registra anche il primo scontro veemente del segretario con Berlusconi. Che fa, attacca per salvarsi? «Non è Veltroni che sta cercando di essere meno buonista e il Cavaliere che sta riproponendo un film del passato». Voi, però, non volete tornare indietro. «Noi non vogliamo accettare il terreno proposto del premier che usa parole che non dovrebbero appartenere a chi guida il Paese. La nostra sarà una lotta dura, ma non ritorneremo alla delegittimazione dell'avversario e agli scontri del passato». Ma andrete in piazza? «Non c'è nulla di strano se l'opposizione lancia un'iniziativa la cui forma, tra l'altro, è ancora tutta da vedere». Intanto a luglio arriveranno le tessere. Che fine ha fatto il partito liquido? «I partiti liquidi sono come quei fiumi che si perdono nel mare o, nei momenti di siccità, si asciugano. Noi invece vogliamo durare nel tempo». Ce la farete con tutto questo proliferare di correnti? «Per un grande partito il correntismo è un male, ma il pluralismo è una ricchezza indispensabile a patto che non si irrigidisca in forme di organizzazione statiche e figlie di identità vecchie. Il nostro compito è promuovere una nuova cultura politica che si alimenti anche della tradizione». Intanto, però, è nata l'associazione promossa da D'Alema nella quale è entrato il braccio destro di Franco Marini. Torna un nuovo asse Marini-D'Alema? «Non c'è nessun asse Marini-D'Alema. Tra l'altro mentre l'associazione muoveva i suoi primi passi Massimo era a Milano. Si tratta di una iniziativa che vuole promuovere l'incontro tra diverse tradizioni e portarle a sintesi all'interno del Pd. È un'azione di servizio».