Benedetto XVI e George W.

Questi valori fondativi hanno alla loro radice una visione dell'uomo insegnata dalla storia e dalla cultura cristiana dell'Europa. L'America - così dice uno dei padri fondatori, Alexander Hamilton - è «un esperimento di libertà». In essa non esiste una religione di Stato incaricata di produrre i valori di cui peraltro la società ha bisogno per vivere. Lo Stato non privilegia nessuna chiesa, ma non tenta neppure di porre sé stesso come la fonte dei valori. I valori nascono nel profondo dell'uomo dal suo rapporto con il divino. Lo Stato rispetta tutte le chiese e tutte le religioni e riconosce la loro funzione sociale, cerca di aiutarle a svolgere la loro missione e se ne lascia aiutare nello svolgimento della propria, pur evitando ogni commistione. Sono questi gli elementi dell'identità americana che hanno portato gli Stati Uniti a riconoscere in Giovanni Paolo II, e poi in Benedetto XVI, un interlocutore fondamentale non solo sul tema della pace del mondo, ma anche sulle questioni che riguardano identità e destini del popolo americano. Questo rapporto tra religione e politica è negli Stati Uniti tradizionale e, tuttavia, non è scontato. Prima dell'Europa e più intensamente dell'Europa, gli Stati Uniti hanno vissuto l'esperienza di una secolarizzazione radicale, di una società opulenta nella quale gli unici valori riconosciuti sono il soddisfacimento immediato degli impulsi egoistici degli individui, dei valori meramente vitali. Prima dell'Europa, gli Stati Uniti hanno però vissuto anche l'esperienza dei guasti portati da questa secolarizzazione, e la loro ripresa, a partire dagli Anni '80, è stata segnata da un recupero forte e consapevole dei valori fondativi. In questo percorso, fondamentale è stato il ruolo della Chiesa cattolica degli Stati Uniti, che si è posta come un fenomeno non più minoritario ma come un interprete della coscienza di tutta la nazione, certo nel dialogo con le altre chiese cristiane e con l'ebraismo. In questo senso l'America ha recuperato l'idea di un paese nel quale i cristiani non possono imporre a nessuno le loro convinzioni, ma hanno pieno diritto di partecipare al dibattito pubblico e di cercare in esso, laicamente, il consenso sulla propria visione ed esperienza dell'uomo. C'è un libro di Richard John Neuhaus, che è insieme l'inizio e la testimonianza di questo atteggiamento culturale, «The naked public square» (La piazza nuda): lo spazio pubblico non può essere privo di significati anche se lo Stato questi valori non deve né produrli né imporli. C'è stato con il papa un vivace momento di contrapposizione sul tema della guerra. Giovanni Paolo II è stato fortemente contrario alla guerra in Iraq ed il suo successore non ha mutato questa posizione. Credo, tuttavia, che oggi anche Bush sarebbe pronto a riconoscere quanta saggezza vi fosse negli ammonimenti del papa sui pericoli della guerra e sul fatto che essa conduce quasi sempre a mali maggiori di quelli a cui vorrebbe rimediare. *vicepresidente della Camera