Gli ambientalisti tacciano Energia nucleare e non solo

Il tema, oggi, è il ritorno del nucleare nel nostro paese. È un vero peccato perché il movimento ambientalista nacque su basi serie: rappresentare la coscienza critica di un mondo lanciato verso uno sviluppo caotico, che rischiava di danneggiare l'ambiente in maniera incosciente ed irreversibile. Nel tempo tutto questo si è perduto; sono nate frange minoritarie, prive di un quadro di riferimento credibile e con scarse competenze, persino sulle soluzioni tecniche "alternative" che venivano proposte. Anche se, forse questo è dovuto alle sua storia politica, sorprende l'affermazione del Ministro ombra dell'Ambiente sul tema «la scelta è ideologica, antieconomica e controproducente per gli interessi del paese». Purtroppo, l'unica posizione ideologica è la sua: nessuna di queste affermazioni è surrogata da alcun dato concreto. Viceversa, queste frasi apodittiche sono confutate dai risultati delle 435 centrali elettriche da fonte nucleare oggi in funzione in 32 paesi, con 29 nuove in costruzione. Andrebbe anche spiegato perché l'opzione nucleare, così controproducente per gli interessi di un paese, sia presa in considerazione per una rapida realizzazione da varie nazioni esportatrici di idrocarburi. Il fronte del no/ni è variegato: ci sono i procrastinatori organici, che vorrebbero fare le centrali ma soltanto a partire da quelle di generazione successiva all'attuale, così se ne riparla tra trent'anni. Svettano «i folgorati sulla via di Damasco» che, cambiata la maggioranza governativa e della Capitale, scrivono libri per spiegare che si sono sbagliati, ma erano altri tempi con altri ideali di un mondo migliore. Nel frattempo, dopo una ben remunerata carriera in società pubbliche con ricche stock options eccoli oggi affermare: contrordine compagni, si al nucleare. Tengo famiglia, come direbbero a Napoli. Chiariamo i fatti una volta per tutte. L'Italia è gravemente vulnerabile nei suoi approvvigionamenti energetici; dipendiamo per oltre lo 85% dall'estero, in maggioranza idrocarburi, che acquistiamo da paesi politicamente instabili. Il nostro mix energetico deve essere seriamente rivisto sia in termini di fonti primarie che di fornitori per evidenti ragioni di sicurezza per il paese. Ogni fonte deve essere sviluppata secondo le sue caratteristiche e la funzione da svolgere. Il nucleare, che nonostante quanto si afferma erroneamente costa globalmente meno delle altre fonti, può e deve integrare quanto oggi coprono gli idrocarburi e il carbone: il carico di base, l'energia che assicura la continuità della fornitura. Le rinnovabili possono svolgere un ruolo importante in particolari situazioni climatiche o geografiche. Ciò di cui non si può fare a meno sono le fonti che assicurano la continuità, ognitempo, del carico di base. Paghiamo l'elettricità più cara della maggioranza degli altri paesi sviluppati; ancora peggiore è la situazione delle nostre aziende che devono competere con i loro prodotti all'estero. Il Governo, e il ministro Scajola in particolare hanno chiaramente indicato la strada da percorrere. Preparare un Piano energetico nazionale che definisca una visione, una strategia di approccio e indichi le scelte da fare: ogni fonte dovrà avere la propria collocazione ed il proprio ruolo, incluso il nucleare. Non si può continuare a discutere «aspettando Godot». Si deve entrare subito nei consorzi internazionali grazie alle competenze che siamo riusciti a mantenere, nonostante tutto. E bisogna farlo ora, con i reattori di terza generazione in corso d'opera. In questo modo potremo entrare a pieno titolo, e con un giusto peso, nella realizzazione dei reattori di quarta generazione con le competenze tecniche già possediamo e che ancor meglio si qualificheranno in questi anni. Abbiamo abbandonato l'informatica, la chimica, la farmaceutica, la siderurgia, vediamo se riusciamo a riconquistare il posto che ci spetta almeno nel nucleare, visto che fummo i primi a partire al mondo negli anni 50. Ordinario di Fisica Università Parthenope