Achille Serra: "Pene certe per chi sbaglia"

Achille Serra, deputato del Pd con una carriera alle spalle prima da questore e poi da prefetto nelle città italiane più «calde» — tra cui Roma — condivide poco o nulla delle scelte che il governo sta facendo sulla sicurezza. Senza giri di parole le giudica «fumo negli occhi dei cittadini», «proposte irrealizzabili e inutili». «E siccome per la mia esperienza sono abituato a parlare di cose concrete — spiega — quelle che vedo oggi non lo sono». Partiamo dal reato di immigrazione clandestina. Proposta inutile? «C'è un dato di fatto: non esiste in alcun Paese europeo. Un motivo ci sarà pure. Ed è che arrestare il clandestino è contro ogni norma Ue. Infatti mi sembra che in queste ora anche il governo stia facendo in parte marcia indietro. E poi ammesso che li arrestiamo tutti poi dove li mettiamo? Le carceri ormai sono strapiene e per costruirne una nuova ci vogliono almeno cinque anni. Oltre a tantissimi soldi. Allora dico semplicemente che questa non è la soluzione». D'accordo. Allora lei cosa propone per arginare il fenomeno dell'immigrazione clandestina? «Io mi sono battuto da Prefetto per costruire dei nuovi Cpt, contro il parere del centrosinistra che spesso mi ha bloccato. Invece ne servono di più, molti di più. Uno in ogni Regione. Quelli esistenti sono al collasso, quello di Roma è strapieno. Costruiamo quanti ne servono, 20, 30. Costano meno delle carceri e sono più utili. Ma li chiamerei Centri di identificazione perché l'obiettivo è di individuare chi viene fermato». Però proprio dalla sinistra sono arrivate le critiche più dure ai Cpt. «Non credo che rigore e profilo umanitario non possano convivere. Rivedrei certi aspetti dei Centri perché non devono essere delle prigioni ma semplicemente dei posti dove si viene identificati e poi immediatamente rimandati a casa». Lei è stato Prefetto a Roma. Come mai questo non viene fatto? «Le posso dire che tutti i clandestini che sono stati identificati sono stati immediatamente rimpatriati. Ma purtroppo sono un numero limitatissimo». Perché? «Perché per identificarli serve la collaborazione tra le Polizie e prima ancora tra gli Stati. Cosa che oggi ancora non c'è». Quello che dice lei vale per i clandestini extracomunitari. Però gli immigrati rumeni non possono essere rispediti a casa loro, sono cittadini europei e quindi liberi di circolare. Se non servono le misure che sta allestendo il governo, lei cosa propone per arginare i fenomeni di violenza di cui sono protagonisti? «La certezza della pena. Chi viene arrestato e processato poi deve finire in carcere. Ed eventualmente spedito in Romania a scontare la pena. Purtroppo però in Italia prima che una sentenza diventi definitiva passano anni. E nel frattempo in carcere non ci va nessuno. Sa che cosa ci disse il ministro dell'interno rumeno quando andammo in missione a Bucarest? Che i loro delinquenti venivano in Italia perché sapevano che tanto da noi i reati non si pagano». Però si può intervenire prima, impedendo che si accampino nelle aree abbandonate della città. Questo fino a oggi è stato fatto molto poco. Anche a Roma dove lei fino all'anno scorso è stato Prefetto. Come mai? «La soluzione non può essere lo sgombero tout court di un campo se non si sa dove sistemare tutta quella gente. Perché comunque, se sono cittadini comunitari, non si possono rimandare a casa. Semplicemente vanno a ingrossare i campi già esistenti. Da Prefetto, con Veltroni, avevamo progettato quattro campi rom che avevamo chiamato "Villaggi della Solidarietà" che avrebbero sostituito quelli illegali. Erano villaggi con casette, strade illuminate, un servizio di scuola-bus e controllati dalla polizia. Ma l'opposizione ha fatto di tutto per creare un problema. E non sono stati realizzati. Invece quella è l'unica strada giusta, l'integrazione. Se i loro figli vanno a scuola, e i genitori vanno obbligati a mandarceli, tra cinque anni quei ragazzi saranno inseriti nella nostra società». Ma lei pensa veramente che il delinquente sorpreso nella baracca di fortuna vada poi ad abitare nel villaggio costruito per lui? Per giunta controllato dalla polizia? «No, ma in quel caso, quando commette un reato, va arrestato e messo in carcere. E deve sapere che c'è la certezza della pena, che chi sbaglia paga. Sa perché il fenomeno non è così sentito in Europa? Perché negli altri Paesi chi commette reati paga fino in fondo. E subito». Forse però si può intervenire prima che commettano reati. Magari, pensando ai casi di Roma, non tollerando che nelle aree abbandonate vengano costruite baracche e tuguri. «Certo. Ma per far questo occorre un maggiore controllo del territorio. Si possono recuperare migliaia di agenti impegnati in scorte inutili. A Roma, ad esempio, si possono avere dai 3500 ai 4000 uomini in più prendendoli da scorte e posti fissi. Vuol dire avere 30 pattuglie in più nella città». Il ministro Maroni ha annunciato che nominerà i commissari straordinari per i rom a Roma, Milano e Napoli. Qual è il suo giudizio? «Penso la stessa cosa che penso del commissario per l'emergenza rifiuti a Napoli: concretamente, se non ci sono poteri, a cosa servono?»