Antonio Angeli a.angeli@iltempo.it Ieri seggi chiusi alle ...

Maggior dolore è toccato agli adoratori della sinistra, candidati e giornalisti. Al Tg1 si è consumato un selvaggio sacrificio tribale. Il conduttore David Sassoli è stato «cannibalizzato» dal suo direttore. Sassoli si è trovato per forza a dover condurre una trasmissione piatta e priva di toni trionfalistici. Il megadirettore galattico Riotta non ce l'ha fatta a restare all'angolo, ha invaso lo studio e ha iniziato a condurre lui. Il povero Sassoli è rimasto in un angolo, come un liceale inglese dell'Ottocento, inginocchiato sui ceci, ma il risultato non è cambiato: la sinistra ha continuato a perdere. C'è stato comunque un momento frizzante: Tabacci, contorcendosi un po' sulla poltroncina dello studio del Tg1, si è lamentato di un fastidioso schiacciamento al centro. Se qualcuno, facendo zapping veloce, non dovesse aver capito che si parlava di politica, chissà cosa avrà pensato: visto che il cuore è a sinistra e il fegato a destra, andando per esclusione, appare chiaro qual è l'organo al centro rimasto schiacciato. Altra musica nel salotto Tg2 di Mauro Mazza. Clemente Mastella ha spiazzato tutti, si è presentato come commentatore e non come politico. Sembrava non fosse stato ministro in quella mostruosa tragedia che è stata l'ultimo governo Prodi, sembrava non fosse stato sottoposto a disumani attacchi, sembrava non fosse stato costretto a lasciare vacante quel ministeruccio secondario che è la Giustizia. Mastella ha parlato di partiti e di alleanze come se, per tutta la vita, avesse fatto il giornalista parlamentare. Grande stupore degli spettatori, mitigato però dal ricordo di Aldo Serena, passato dal campo di calcio al commento televisivo senza neanche il tempo di levarsi gli scarpini. Gli exit poll hanno travolto proprio tutti: Cicchitto, sempre al Tg2, si è lanciato in un: «Eliminiamo gli exit poll». È stato subito sommerso da un inaudito tsunami di cifre. Mazza ha chiamato in causa da Napoli il direttore del quotidiano «Il Mattino», Mario Orfeo, che ha aperto il suo intervento così: «La domanda qual era?». Giorgio Mulè, direttore di Studio Aperto, con il tatto di un serpente a sonagli, ha detto a Paolo Cento: «Ci faccia un sorriso». Cento ci ha provato, ha contorto i muscoli del viso, ma il sorriso non gli è venuto. Effettivamente ieri, davanti al video, tra exit poll e commenti al buio, c'era poco da ridere.