Giuliano, la battaglia falla nel pdl

Èuna battaglia da sostenere, perché impone alle nostre coscienze di abbandonare quella «mollezza» di spirito e quella «durezza» di cuore che troppo spesso caratterizza i tempi in cui viviamo. La battaglia «pro-life» è la battaglia di chi vuole un futuro dell'uomo forte e coraggioso, che guarda in faccia le difficoltà della vita senza nascondersi dietro un dito. O dietro una pillola. Chi scrive ha aderito all'appello di Giuliano Ferrara, pur essendo convinto della necessità di una legge che consenta l'interruzione legale di gravidanza. Dove però non riesco a seguire Ferrara è nella sua decisione di proporre agli elettori una lista. E questo per due ragioni. La prima è che va combattuto il concetto che ogni distinguo politico debba sfociare in una lista. L'Italia è soffocata dalle liste, che si presentano sempre e ovunque. Non se ne può più, anche se ci è ben chiara la qualità dell'iniziativa di Ferrara. Vogliamo veder trionfare un concetto molto semplice: si discute «dentro» i partiti e non «fra» i partiti. La seconda ragione per cui l'idea di Ferrara è che ora è in corso una virtuosa semplificazione del sistema politico nazionale. Come è ovvio questo non significa volere una riduzione del pluralismo, anzi. Questo significa sostenere un nuovo modo di concepire la dialettica politica: pochi, grandi partiti dall'intenso dibattito interno. Giuliano Ferrara ha passione, intelligenza, mestiere, cultura per fare questo nella grande lista di centro-destra, se ha voglia di candidarsi. Non serve uno nuovo simbolo sulla scheda.