Nicola Imberti n.imberti@iltempo.it Una normale giornata di ...

Certo, la senatrice teodem ha trascorso più tempo a rispondere al telefono che a lavorare ma, assicura, «sono state tutte telefonate di solidarietà. Anche di colleghi del Pd». Forse perché i suoi antagonisti hanno preferito dichiarare alle agenzie. Andrea Papini ha chiesto addirittura la sua espulsione. «Le epurazioni potevano andare bene con i partiti di qualche decennio fa, non con il Pd che si pone come una novità. E comunque nessuno di quelli che contano mi ha detto alcunché». Torniamo a giovedì sera. Lei ha votato no alla fiducia, ma sì al decreto. Perché? «La fiducia è stata posta dal governo su una parte del decreto che non era stata discussa e che conteneva un emendamento che, anche secondo il ministro Chiti, era scritto male. Non potevo certo votarlo». I suoi colleghi teodem, però, hanno deciso diversamente. «Il ministro Chiti, comprendendo la natura del problema, si è impegnato a togliere quella parte. Loro hanno deciso sulla base di questo impegno. Io non potevo in nessun modo votare un testo che contenesse quella norma». Perché? «Perché viene inserito, nel decreto sicurezza, un argomento che non è inerente alla materia. Perché, in discussione alla Camera, ci sono testi che stanno affrontando lo stesso problema. Perché in questo modo si introduce il reato di opinione e si modifica la prospettiva antropologica del Paese. E poi le tendenze sessuali sono una fatto personale su cui non si può legiferare. Comunque si tratta di una vittoria di Pirro perché il testo verrà modificato». Qualcuno sostiene che il suo voto sia l'espressione di un certo malumore che il mondo cattolico ha nei confronti di questo governo. «Io comprendo le difficoltà del presidente Prodi ma, a fronte di promesse concrete, anch'io mi sarei aspettata di più. Non è possibile che su temi eticamente sensibili ci si senta sempre sfidati». Lo sa che è diventata un'eroina del centrodestra? «C'è sicuramente un po' di strumentalità, ma è indubbio che nel centrodestra l'accettazione di certi valori sia più chiara e meno discussa». Sta pensando di passare dall'altra parte? «La mia posizione è nel centrosinistra, all'interno del Pd. È lì che ho intenzione di portare avanti le mie battaglie». Per ora, però, non è andata troppo bene? «È per questo che chiedo al governo di non lasciare cadere certi segnali ma, piuttosto, si impegni ad accogliere con maggiore attenzione certe esigenze. Che sono poi quelle del 50% dei cittadini italiani». Anche lei chiede una verifica? «Dobbiamo sapere dove stiamo andando e come ci stiamo andando. Ma una cosa è certa: non è possibile che chi paga pegno sia sempre il mondo cattolico». Un avvertimento in vista del voto definitivo sulla Finanziaria? «Nella Manovra uscita da Palazzo Madama ci sono alcuni concreti e positivi interventi, soprattutto in campo sanitario. Sulla famiglia, invece, siamo profondamente insoddisfatti. Per questo ci aspettiamo dalla Camera segnali più coerenti che vadano nella direzione di quanto chiesto dal Family Day e delle promesse fatte dal premier Prodi e dal ministro Bindi»