E la rabbia corre sul web

La base di Rifondazione comunista non ci sta all'ennesimo sacrificio in nome della ragion di Stato richiesto dei vertici del partito, e su internet da sfogo a tutta la propria delusione e frustrazione. «Un altro rospo da ingoiare», titola in home page L'Ernesto on line (rivista comunista), riportando la foto e le dichiarazioni di scherno verso Rifondazione di Dini. Il dibattito è aperto e un utente si chiede «a cosa serva la battaglia sulla difesa della falce e martello nel simbolo se poi si vota questo protocollo?». «Una vergogna», sentenzia un altro iscritto al forum, che chiede «dopo la fiducia subito fuori dal governo». Toni altrettanto duri e categorici sul blog del circolo Ernesto Che Guevara del Prc di Avellino. «Abbiamo perso!», è scritto sul portale dei compagni irpini. «Cambia poco o nulla - proseguono - Il 18% dei lavoratori che si è espresso nel referendum, le centinaia di migliaia di persone scese in piazza il 20 ottobre a Roma per migliorare l'accordo tra Confindustria, Pd e le maggioranze dei sindacati confederali valgono per questo governo meno di Lamberto Dini». E la classe dirigente di Rifondazione comunista? Esce con le ossa rotta dal giudizio di iscritti, simpatizzanti ed elettore del Prc. «Hanno praticamente perso su tutti i fronti - interviene Mattia 99 sul forum di Politica on line dedicato ai simpatizzanti del partito di Giordano - dimostrando di avere il triplo degli elettori ma di contare meno di Dini o Mastella. E, come se non bastasse, si accontentano di una verifica di governo a gennaio che era già stata decisa dallo stesso Prodi». E non è finita qui. «Liberazione censura il dissenso dalla linea di omologazione governativa e di liquidazione del partito, perciò utilizzo la posta elettronica per far conoscere almeno a voi mio pensiero sulla vicenda della fiducia al governo di Dini e Confindustria». Si apre così la lettera virtuale indirizzata ai «cari compagni» da Leonardo Masella: capogruppo del Prc nel Consiglio regionale dell'Emilia Romagna. L'ex segretario dei rifondatori del comunismo Emiliano Romagnoli va giù pesante, arrivando a definire il voto di fiducia sul welfare «una cosa gravissima che può definirsi la Caporetto del Partito». Masella si chiede, infine, se non sia opportuno «svolgere con urgenza il Congresso nazionale prima di procedere con altre proposte di linea politica come gli stati generali della Cosa rossa».