Fabrizio dell'Orefice f.dellorefice@iltempo.it «Siamo ...

Aspettiamo il testo della Camera e valutaremo». Lamberto Dini scandisce parola per parola la sua posizione e quella del suo partito. Misura i toni per farsi comprendere. Ma di certo quanto accaduto alla Camera non gli ha fatto piacere. Presidente, come valuta i cambiamenti al protocollo? «Non ci sono i testi. Ci sono state modifiche sia sui contratti sia sui lavori usuranti. Avendo tolto la soglia degli ottanta turni, mi pare che si ampli la platea di coloro che possono essere definiti "lavori usuranti". Se fosse così, si aumenta la spesa. Penso sia difficile si possa dire il contrario. Dobbiamo vedere il testo e poi faremo i nostri conti». Ma lei quel testo lo voterebbe? «Sono come san Tommaso, se non vedo non credo». Non sembra però che vada nella direzione che lei auspicava. «No, sembrerebbe proprio di no. Per esempio, togliendo il tetto degli ottanta turni vorremmo sapere di quanto scenderà. Penso ai metalmeccanici che, guarda caso, ne fanno 75: saranno compresi anche loro? Sa, si tratta di decine e decine di migliaia di lavoratori, saranno tutti usuranti? Ripeto: noi vogliamo politiche che rendano più competitivo il Paese». E questo governo non le sta facendo? «Oggi la crescita italiana è la più bassa d'Europa». E perché lo è? «Guardiamo la Spagna, che continua a crescere tanto con un governo di destra tanto con un governo socialista. E sono anche loro nell'euro. Hanno adottato politiche che favoriscono la produttività, l'innovazione. Noi siamo scadenti». La questione del welfare sembra legata al destino del governo. Negli ultimi giorni c'è stata un'accelerazione. Come la valuta? «I partiti sono in grande movimento ma noi avevamo detto che ci saremmo impegnati per portare rapidamente a un cambiamento del quadro politico». Be', l'accelerazione c'è stata? «L'esecutivo che è espressione dell'attuale coalizione non lo riteniamo adatto per superare le emergenze del Paese. Ma l'esecutivo è ancora in carica. Dunque, non vedo grandi sconvolgimenti. Anche perché quello che sta accadendo riguarda i partiti. Veltroni ha annunciato una proposta di legge elettorale dialogando con Fini e con Casini, poi però Berlusconi ha ribaltato tutto come capo di quello che sembra essere il primo partito italiano e vuole condurre lui il negoziato». Sul tappeto sono tornate le larghe intese, anche Napolitano le ha benedette. E lei? «Non corriamo troppo. Bisogna vedere prima se i principali partiti si accorderanno sulla legge elettorale». Qual è la sua preferenza? «Il maggioritario puro con collegi uninominali». Addirittura, non conviene al suo partito... «Conviene al Paese perché garantisce la governabilità e l'alternanza». Si avvicina un'intesa tra Veltroni e Berlusconi? «Ancora non si sono visti... Secondo me però non si può fare la legge elettorale se non con l'accordo dei due principali partiti». E una volta fatta la riforma? «E una volta fatta si va a votare. Non può restare in piedi il Parlamento espressione della vecchia legge». Intanto anche Veltroni e Berlusconi stanno lavorando per superare l'attuale quadro politico? «Senta, ma se resta in piedi lo stesso Parlamento e il governo che ne è espressione quale sarebbe il superamento?». Con Bordon e Manzione ormai siete un gruppo unico, è possibile un'intesa anche con l'Udeur? «Andiamo con ordine. Un conto è Bordon, un altro l'Udeur». Partiamo dal primo. «Non siamo nello stesso gruppo ma la pensiamo allo stesso modo». E Mastella? «Mi pare che i suoi obiettivi siano diversi dai nostri. Ovvero, lui sta chiedendo un chiarimento, una verifica. Noi no. A noi non interessa».