«Non cambio idea per Fini»

Ci sono Bonaiuti, Bondi, Cicchitto. Giro, Pescante, Tajani, Crini, Ceccacci. Anche loro hanno donato un euro e firmato la petizione per mandare a casa Prodi. «Gli italiani ci stanno supportando. E noi interpretiamo - spiega il presidente di FI - la volontà e il sentimento di questa grandissima maggioranza che vuole un governo che governi e che cessi di fare danni all'Italia, che garantisca la legalità. Dovrebbero dare le dimissioni, io l'avrei fatto». Elezioni anticipate, legge elettorale, sicurezza, riforme. Il Cavaliere torna a combattere su tutti i fronti e non cambia strategia. E mentre sale sul barcone a passo letto sovrastato dai fans, con la banda musicale a intonare l'inno azzurro, scuote sorridente il suo salvadanaio con 712 euro all'interno: un euro per ogni persona che ha aderito alla sua petizione porta a porta. «Sentite quanto pesa - dice - Siamo stati 3 milioni e 700 mila a firmare». Poi si fa serio. Ha un appunto per tutti. Per Prodi: «Io non l'ho aiutato, l'ho fatto implodere. E il centrosinistra è preoccupatissimo». Per Fini: «Non ho mai dato pagelle a nessuno. Anche se devo dire - aggiunge smorzando la tensione - che se in Italia c'è qualcuno che per la sua storia personale e per ciò che ha raggiunto nel mondo imprenditoriale, dello sport e della politica che può dare pagelle, beh quello sono proprio io». Capitolo Veltroni: «Non ci ho mai parlato, nessun contatto. Potrei farlo, ma dall'altra parte non vedo una proposta che sia univoca». Proposta su una qualsivoglia riforma, s'intende. E proprio su questo nodo Berlusconi lancia il suo «no». «Sono una scusa per far galleggiare il governo, per far sopravvivere questa maggioranza, una scusa per perdere tempo». Il capo dellla Cdl non ci pensa proprio a dare respiro all'esecutivo di Prodi. Serve il voto, serve il voto subito. Senza mezze misure. «Se il leader di questo governo cade non c'è possibilità che anche il presidente della Republlica prenda un'altra personalità e decida di farla diventare premier. Devono decidere i cittadini». Ma una riforma da fare, prima di tornare alle urne, c'è. Va data una piccola limata all'attuale legge elettorale. «Dobbiamo trasformare il premio di maggioranza in Senato, da regionale a nazionale. Una riforma che possiamo portare a termine anche in una settimana. L'importante è mantenere il bipolarismo». A chi invece, come il leader del Pd Walter Veltroni, propone di tornare al proporzianale, Berlusconi risponde che «farebbe tornare indietro il Paese, lasciandolo tutto nelle mani delle segreterie dei partiti. Tuttavia, «se vi fosse una maggioranza di partiti favorevole al proporzionale, chi ne trarrebbe più vantaggio sarebbe il primo partito italiano e cioè Forza Italia». Intanto il «barcone» azzurro è già partito. Le due sponde del Tevere si riempiono di bandiere di FI, sventolate dai romani che salutano con la mano il Cavaliere. Qualcuno sembra allungare il braccio quasi per volerlo «toccare». Sullo sfondo degli argine del fiume, proprio sotto Castel Sant'Angelo, un'enorme scritta: «Firma ora». Testa alta e ricambia il saluto mostrando, quasi gelosamente, il suo salvadanaio di coccio. Proprio sulla Finanziaria, dice che la partita non è chiusa, «la legge potrebbe tornare al Senato e non crederò passerà». No, Berlusconi non demorde.