Dini: "Prodi è inadatto a governare"

[...] queifogli bianchi con la sua prolusione scritta a caratteri medi e con una grande interlinea. L’ha corretta con piccoli aggiustamenti a penna: niente stilografica stavolta, soltanto una penna blu roller. In Senato l’attesa per le parole del leader dei Liberaldemocratici era enorme. E si sbagliavano a destra come a sinistra coloro che si aspettavano scelte definitive, parole nette. Anzi. Al contrario. È stato un discorso che non ha portato ad alcuna rottura bensì all’apertura di nuovi scenari. Il punto centrale è quello nel quale Dini afferma: «Il governo che è espressione dell’attuale maggioranza non è adatto a risolvere i problemi del Paese». Il governo, dunque, è inadatto. Non la maggioranza. E come arriva a fare questa affermazione l’ex premier? Ci arriva dopo aver elencato una serie di questioni: il declino, le riforme necessarie, la spesa pubblica senza freni. «Il Paese avrebbe bisogno di altro», spiega. «L’etica dei princìpi ci farebbe propendere per un giudizio negativo. Sappiamo però che è importante farsi guidre dall’etica della responsabilità che ci induce a votare a favore di questa Finanziaria». Addio Prodi, insomma. Almeno per Dini. O per meglio dire: via questo Prodi. Una frase che potrebbe aprire a un rimpasto, a una revisione dell’attuale compagine, a un suo diretto ingresso come vicepremier. La maggioranza non si cambia, invece. Almeno per il momento. Su questo punto l’ex premier è più sfumato, spiega che bisogna cambiare «l’attuale quadro politico». «Ha parlato ai delusi del Pd», spiegava un collaboratore dell’ex premier. Spalanca le porte del suo partito agli ex della Margherita che si sentono compressi, che si sono sentiti schiacciati dal partito veltroniano. Per esempio con Mastella. Il primo che risponde all’appello è Willer Bordon: «Unirci? È un percorso da valutare serenamente, sarebbe una cosa naturale. I gruppi si formano se ci sono delle convergenze politiche e programmatiche evidenti. Tra noi e Dini negli ultimi tempi ce ne sono state e sicuramente ci saranno su questa Finanziaria, che voteremo per responsabilità dicendo però che la maggioranza politica non c’è più». Anche se, aggiunge, «il centrosinistra sta male, ma non mi pare che la Cdl stia meglio». Dopo la Finanziaria, quindi, «se non c’è la maggioranza politica, bisognerà avviare un nuovo progetto politico». Ma Dini vuole volare più in alto, aspetta qualcuno alla Ciampi.