Dario Caselli Taglio dei ministri, ma solo dalla prossima ...

E valutando gli umori dovrà essere il centrodestra a pagarne le conseguenze. E così chi arriverà a governare dopo Prodi si troverà a combattere con una serie di limitazioni, di tagli e riduzioni di budget. Un campo minato per rendere ancora più difficile l'azione di governo. La conferma viene dal via libera che ieri ha dato l'Aula di Palazzo Madama all'emendamento sostenuto dai due senatori di Unione Democratica, Bordon e Manzione, e che prevede un robusto taglio della compagine governativa. Un bel taglio se si considera che oggi il governo Prodi conta cento componenti. Chiaramente il taglio riguarderà il prossimo Esecutivo. Quindi almeno per adesso Prodi e la sua folta rappresentanza a Palazzo Chigi possono dormire sonni tranquilli. Non è in calendario alcuna cura dimagrante. Un voto che in pratica ha segnato il ritorno alla legge Bassanini varata nell'estate del 1999 e che anche allora previde in tutto dodici ministri con un numero contenuto di sottosegretari. E pure in quella occasione accadde che le nuove norme sulla composizione della compagine governativa non ebbero immediata applicazione, attendendo la nuova legislatura. Norma che poi fu messa da parte da Berlusconi quando arrivò a Palazzo Chigi. Ma non si ferma qui l'elenco delle riforme postdatate del governo Prodi. Un'altra, anche se non si tratta propriamente di una riforma, è l'accordo sul taglio dei costi dei parlamentari. Un'intesa raggiunta poco prima della pausa estiva tra Bertinotti e Marini alla fine di un lungo braccio di ferro causato proprio dall'applicazione dei tagli. Alla fine l'ha spuntata l'ex segretario di Rifondazione Comunista visto che i tagli partiranno soltanto dalla prossima legislatura. Per ora varranno le vecchie regole. Una «stretta contabile» che interesserà soprattutto i vitalizi prescrivendo nuovi requisiti e ridefinendo la questione dei rimborsi per i viaggi all'estero. Infatti in base alle nuove decisioni il vitalizio potrà essere percepito solo a 65 anni mentre potrà averlo a 60 anni solo chi avrà svolto il mandato parlamentare per almeno 10 anni. Inoltre sempre a partire dalla prossima legislatura il diritto al vitalizio maturerà solo dopo cinque anni effettivi di attività parlamentare, indipendentemente dal numero di legislature svolte. La conferma che dalle parti del centrosinistra i tagli si fanno, ma solo quando riguardano gli altri.