Mastella e Di Pietro si azzuffano ancora per De Magistris

Nonsi placano le polemiche e Di Pietro, ministro delle Infrastrutture, parla di duro colpo alla credibilità delle istituzioni e chiede al presidente del Consiglio di «valutare se sia opportuno» che il Guardasigilli resti ministro. Clemente Mastella, ministro della Giustizia e iscritto nel registro degli indagati, si è rivolto a Di Pietro senza mezzi termini. «Se Di Pietro leggesse i testi di diritto, avrebbe evitato gaffe». Il Guardasigilli attacca Di Pietro per le sue esternazioni sull’avocazione. «Avocazione non significa l’interruzione o la sospensione dell’inchiesta - spiega - come c’è l’indipendenza del pm c’è quella della Procura». E aggiunge: «Non conosce il diritto e parla come se fosse finita. A questi spericolati costituzionalisti e analfabeti del diritto dico che quando parlavo al telefono e dicevo "fatti autorizzare", era in relazione alle elezioni e a un voto. Nessun affare, gli affari ce li ha in testa Di Pietro; a differenza di lui io non ho Mercedes né 100 milioni che qualcuno mi ha prestato». Il Guardasigilli prosegue sottolineando che non invocherà le sue prerogative da parlamentare. «Non invocherò cavilli - aggiunge Mastella - avrei potuto fare interrompere l’indagine come parlamentare fin da quando sono stati noti i tabulati. Ma non mi appellerò a questo. Non ho alcuna difficoltà che l’inchiesta vada avanti perché non devo dare ragione né di Mercedes né di 100 milioni che qualcuno mi ha prestato. Si vada avanti con decisione e spero con velocità quella velocità che spero approvando qualche provvedimento da me proposto al Parlamento si possa determinare». E non si è fatta attendere la replica di Di Pietro. «Non è scaricando contumelie e insulti su di me (peraltro per fatti che a suo tempo sono già stati risolti dalla magistratura con la condanna dei miei diffamatori) - dice Di Pietro a Mastella - che il Ministro di Grazia e Giustizia può pensare di riuscire a sfuggire alla responsabilità politica di aver provocato, con la sua intempestiva ed inopportuna azione disciplinare nei confronti del magistrato De Magistris, un corto circuito politico giudiziario che ha provocato una caduta di credibilità delle istituzioni e che rischia di travolgere l’intero Governo».Domani l’intera vicenda finirà sul tavolo del Consiglio Superiore della Magistratura.