E ora Fini prova a pescare tra i delusi della sinistra

Soppressione delle comunità montane. In tutto, circa seicento milioni di euro in meno. Si passa ai fatti. Dopo gli incontri alla vigilia dell'estate e i buoni propositi sui tagli ai costi della politica, Alleanza nazionale e Italia dei valori presentano un disegno di legge. Dalla diagnosi alla terapia. Meno spese dentro il Palazzo, più trasparenza nei partiti. «È necessario dare risposte concrete alle richieste del Paese», spiega il ministro Antonio Di Pietro. «Lasciare le cose come stanno porterebbe ai funerali della democrazia», dice il leader Gianfranco Fini. Il leader di An prova a fare campagna acquisti in previsione delle prossime elezione. Così inizia a pescare nel pentolone dei delusi dell'Ulione, e chi ti trova se non il ministro Di Pietro. E ieri i due hanno presentato un testo bibartisan che va dalla rideterminazione dei rimborsi elettorali sulla base dei votanti, all'obbligo di poter nominare solo 12 ministri con portafoglio e 5 senza. Si impone poi la personalità giuridica per i partiti e per le parti sociali, con conseguenti obblighi statutari e di bilancio, e si prevedono sanzioni per le forze politiche che non selezionano i loro rappresentanti con le primarie. Ma c'è anche il blocco degli automatismi negli stipendi parlamentari, l'abolizione dei privilegi per gli ex parlamentari e la decurtazione dell'indennità dei ministri che non fanno parte delle Camere. Si pone, inoltre, un limite alla creazione di nuove Province. «È un appello per la convergenza di tutti i parlamentari di buona volontà», dice Gianni Alemanno. E proprio Di Pietro sarebbe il primo a rinunciare alla propria poltrona, pur di ridurre il numero dei ministri e delle spese. A chi gli chiede se a questo punto, per mettere in pratica il ddl presentato, bisognerebbe buttare giù questo governo e rimetterlo in piedi, risponde: «Queste sono cose che decide Prodi. Vediamo se ha il coraggio di farlo. Io l'avrei».