Monsignor Anfossi: «Nessuna pressione indebita sui legislatori»

È questa la replica del presidente della commissione Cei per la famiglia, monsignor Giuseppe Anfossi, che ha difeso la nota del consiglio dei vescovi dalle critiche della sinistra. Una precisazione raccolta dal presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco. Ieri, nella riunione del plenum dei vescovi è stata ribadita la volontà della Chiesa di evitare «pressioni indebite» sui legislatori italiani. Commenti che non potevano non suscitare le reazioni della sinistra italiana. Soprattutto la parte che difende in modo incondizionato la «laicità dello stato» come Grillini (Ds) o il segretario dei Democratici di Sinistra Piero Fassino, che ha definito la nota «al di là del giusto», soprattutto per quanto riguarda il richiamo ai politici cattolici che dicono «no» ai Dico e riproponendo, di conseguenza, un richiamo forte allo Stato laico: «Bagnasco - ha aggiunto il leader della Quercia - è una persona equilibrata, saggia e prudente. Spero che i suoi comportamenti siano equilibrati, saggi e prudenti». Dure le reazioni della sinistra radicale: Rizzo, dei Comunisti Italiani, ha detto «basta» alle ingerenze della Chiesa. Nel frattempo, Micromega lanciava un appello per raccogliere commenti di protesta, sia da parte dei laici che da parte dei cattolici. Equilibrato il giudizio del ministro dell'Interno Amato, che ha puntato tutto sull'impossibilità, per l'attuale sistema politico italiano, di «identificare un bene comune. Sono - ha proseguito il ministro in una nota - tra coloro che richiamano spesso elementi delle gerarchie ecclesiastiche al ricordo di Maritain. Credo che il "bene comune", per una società si possa realizzare soltanto se si tiene conto di ogni punto di vista, sebbene diverso. E non come, al contrario, succede nelle società islamizzate». «Aldilà dei toni che, per certi aspetti, sono duri la nota della Cei non appare perentoria e, perciò, dobbiamo considerarla in senso positivo, soprattutto perché fa salva la libertà di ogni singolo parlamentare, di giudicare secondo la propria coscienza - ha commentato Massimo Donadi, capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera - La Chiesa ha già dovuto chiedere perdono per il sostegno allo schiavismo e all'antisemitismo - ha detto il senatore Silvestri dei Verdi - Tra poco, ne sono sicuro, chiederà perdono anche per la sua omofobia». «La nota pastorale della Cei indubbiamente contiene un'affermazione importante, quando contempla l'esigenza di riconoscere diritti individuali a chi fa parte di un'unione di fatto - ha dichiarato la senatrice Vittoria Franco coordinatrice delle donne Ds - Perciò è un passaggio accettabile che, peraltro, non contraddice l'obiettivo del Parlamento di approvare una legge sulle convivenze. Quello che, invece non accettabile, è il tentativo di scendere sul terreno delle indicazioni di voto ai politici richiamando i cattolici a non esercitare la propria libertà di coscienza», ha concluso la coordinatrice delle donne dei Democratici di Sinistra. A rincarare la dose, ci hanno pensato le fila dei Comunisti italiani: «La Chiesa ha deciso di entrare a gamba tesa nella discussione sulle unioni di fatto. Un'ingerenza di questo tipo e di tale livello non si era mai vista prima. Il compito della politica, quindi, è stato quello di guardare alla realtà, senza steccati e senza influenze e il compito di uno Stato laico è quello di garantire tutele legislative adeguate alle unioni di fatto. Che, appunto, sono un "fatto" sociale», ha affermato Pino Sgobio, il capogruppo del PdCI alla Camera. s.caporilli@iltempo.it