L'ex ministro dell'Interno Pisanu (FI): «Non concederemo nulla a questo governo»

Quanto agli alleati che non vedono o fanno finta di non vedere che la politica estera della maggioranza persegue una strategia di unilateralismo e di allontanamento, se vogliono accordare fiducia a questo governo lo facciano ma se ne assumano la responsabilità». Le parole di Giuseppe Pisanu, ex ministro dell'Interno e ora senatore di Forza Italia, irrompono come un tuono alla convention degli amministratori azzurri che si sta svolgendo a Fiuggi. Sono dichiarazioni che preparano il clima e il terreno per quello che sarà l'intervento previsto per oggi di Berlusconi. La platea è surriscaldata, la base fatta di amministratori comunali e regionali accorsa in massa al convegno, già ieri ha chiesto a più voci di «mandare a casa Prodi». Il richiamo alla «spallata» riecheggia ovunque in sala. È in questo clima che l'ex ministro dell'Interno ha preso la parola. E ora tutti si attendono che Berlusconi lanci un messaggio forte. Avete deciso? Martedì voterete contro il rifinanziamento della missione in Afghanistan? «Questo non posso dirlo. Si tratta di una decisione che devono assumere i nostri gruppi parlamentari in accordo con gli alleati. Ma da questo convegno è emerso che la base di Forza Italia chiede di votare contro perché non è accettabile la politica estera del governo che allontana l'Italia dall'Alleanza Atlantica, dagli Stati Uniti e dall'Occidente. Pertanto se non avremo le necessarie garanzie sul piano delle dotazioni tecniche per la sicurezza operativa dei nostri militari, noi certamente voteremo no. Una delle condizioni già espresse in un ordine del giorno è che i nostri soldati abbiano quelle dotazioni tecniche e le regole di ingaggio per fronteggiare efficacemente e con il minor rischio possibile, il previsto inasprimento della situazione politico militare in Afghanistan. Per questo, lo ripeto, senza questa certezza voteremo no. Non siamo disposti a mandare al macello i nostri militari». Ma il voto contrario non rischia di mettervi in polemica con gli Stati Uniti? «La nostra amicizia con gli Stati Uniti è fuori discussione. Con il nostro voto ci facciamo carico delle esigenze dei militari. L'Alleanza Atlantica e l'amicizia con gli Usa non sono solo un'eredita da salvaguardare ma costituiscono una piattaforma per il futuro. L'obiettivo deve essere quello di legare i destini di Usa e Europa potenziando l'alleanza politico militare e con la collaborazione economica. Solo in questo modo l'Occidente potrà vincere l'espansionismo islamico e quello cinese. Gli stanziamenti per le missioni sono già previsti dalla Finanziaria e il nostro impegno per il contingente militare è certo. Se le circostanze lo richiederanno credo che sarà possibile trovare soluzioni tecniche adeguate a questo problema». Che tipo di soluzioni? «L'altro giorno Dini ha detto che il problema si può risolvere agevolmente». Ma come la mettete con Casini che invece voterà a favore? Cambieranno gli equilibri interni alla Cdl? «Se ci saranno comportamenti diversi nel voto si determinerà una divisione non irrilevante. Ma io sono convinto che una discussione approfondita sulla deriva anti Atlantica e anti Usa di questo governo ci potrà condurre con uno sforzo di buona volontà a conclusioni comuni». Insomma lei è convinto che il rapporto con l'Udc si possa recuperare ancora? «Una certa distinzione gli amici dell'Udc l'hanno marcata ma non penso che vogliano andare oltre e in ogni caso confido che ci sia ancora tempo e spazio per trovare un'intesa». Vuol dire che il voto dell'Udc non è ancora così certo come dice Casini? «Stiamo lavorando, discutendo. I direttivi dei gruppi parlamentari discuteranno fino all'ultimo». Anche Berlusconi sta facendo pressing su Casini? Le risulta? «Berlusconi non fa pressioni, semmai cerca di far opera di persuasione». Casini secondo lei sta diventando il salvatore di Prodi? «Casini ha detto chiaramente che non vuole affatto salvare Prodi né aiutare qu