Schifani (FI): «Prodi apre a Berlusconi per paura di essere fatto fuori dagli alleati»

La Cdl può andare alle elezioni anche con questo sistema elettorale perchè il distacco con l'Unione sarebbe tale da assicurare al centrodestra una maggioranza elevata anche al Senato». Renato Schifani, presidente dei senatori di Forza Italia, chiarisce la posizione del partito sul nodo della riforma elettorale e avverte: «non è questa la priorità del Paese ma la fretta di Prodi tradisce l'intenzione di distrarre l'attenzione dalle difficoltà in cui si trova la maggioranza sui temi della politica estera, delle pensioni e della famiglia». Prodi ha aperto a Forza Italia sulla legge elettorale dicendo che vuole incontrare Berlusconi. Che ne pensa? «In questa fase la consultazione è a livello di capigruppo. Non credo che sarà un incontro tra i due leader a risolvere il problema. Lui ha sempre la possibilità di sentire Berlusconi non c'è bisogno di appuntamenti formali. Forse ha estremo bisogno di un confronto dialettico e positivo con Berlusconi perchè sa di essere in grave difficoltà nei rapporti interni alla sua coalizione all'interno della quale qualcuno lavorerebbe a un modello tedesco proprio per farlo cadere. In ogni caso i gesti di disponibilità al dialogo sono sempre un segnale positivo della politica purchè non siano strumentali e per obiettivi di parte». Ci sono le condizioni per fare una legge elettorale in breve tempo? «Tutto dipende dalla volontà politica di non innamorarsi di schemi elettorali che siano contrari al bipolarismo. Bisogna dare ai cittadini la certezza di poter scegliere un programma, la coalizione, il progetto di governo e il candidato leader. Se vi è la consapevolezza che questi principi sono irrinunciabili credo si possa lavorare in tempi brevi insieme. Non sarà un'impresa facile perchè la frammentazione partitica è ormai cronicizzata e riuscire a trovare un modello elettorale che abbia l'unanimità dei consensi non sarà facile ma nulla è impossibile». Quali sono gli ostacoli maggiori per la nuova legge elettorale? «Il principale ostacolo politico è il tentativo di tornare al vecchio sistema proporzionale. Oggi questo viene definito modello tedesco e riporterebbe il Paese a scambi di governo continui». L'Udc però è favorevole al sistema tedesco, come la mettete? «Udc dice che questo sistema elettorale consente la governabilità ma non la stabilità partendo dal presupposto che le due coalizioni sono anomale, schiacciate dalle ali estreme. Secondo noi questo ragionamento vale per la coalizione di governo dove diversamente da quello che succede in Europa l'area dei socialisti moderati si allea con la sinistra estrema per governare. Ed è una sinistra estrema che condiziona la vita del nostro governo. Ma questa è una anomalia solo dell'Unione. Nella Cdl la Lega non può configurarsi come ala estrema di una coalizione che ha governato per cinque anni e ha mostrato compattezza sulla politica estera, economica, del lavoro, sociale e fiscale. L'Udc fa un'analisi parzialmente condivisibile». Come pensate di convincere Udc sulle vostre posizioni? «L'udc è sempre stato un partito che si contraddistinto per moderazione. Contiamo su questo». Ma una nuova legge elettorale è davvero una priorità? O piuttosto non sono altre le urgenze del Paese? «Il tema della riforma elettorale costituisce un alibi e uno strumento del premier per distrarre l'attenzione da altri temi. Le leggi elettorali, di norma, si discutono al termine di una legislatura. Ma Prodi non riuscendo a trovare una sintesi sulla politica estera, sulla famiglia e sulle pensioni, ha cercato di spostare il baricentro della politica italiana sul tema delle regole. Prodi vuole attribuire al sistema elettorale la causa delle debolezze della maggioranza. Ma la fragilità nasce dall'eterogeneità della coalizione». Quando si avrà una nuova legge elettorale si andrà al voto? «Una volta riformata la legge elettorale il passaggio alle urne sarà conseguenziale. Noi