Mastrogiacomo, la Farnesina ha aperto un canale

Lo assicura il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, in visita a Lisbona su invito del collega Luis Amado. «Abbiamo elementi per ritenere che sia in vita», dice il vicepremier ai giornalisti che gli chiedono un aggiornamento sul caso, in conferenza stampa alla sede del ministero degli Esteri portoghese. «Stiamo lavorando sul piano di un impegno umanitario: ci sono dei canali, soprattutto di carattere umanitario, attraverso i quali abbiamo dei contatti con i rapitori - precisa D'Alema - ci sono elementi che ci portano a identificare quelli che lo tengono prigioniero, e sono in corso dei contatti che stiamo conducendo con l'obiettivo di ottenere la liberazione». Anche il presidente del Consiglio, Romano Prodi, parla di una «fase di contatti» a Matrix. Prodi insiste su «l'unità d'azione» che caratterizza l'impegno delle Autorità in questo caso. «Non ci sono voci che parlano - sottolinea a più riprese Prodi nell'intervista a Mentana - ma un'organizzazione che fa capo all'Unità di crisi della Farnesina, e tutti insieme lavoriamo e ci confrontiamo una o più volte al giorno». Sulle eventuali richieste dei rapitori, Prodi taglia corto: «Non abbiamo idea di quali siano», afferma. Mentre D'Alema precisa che «non si può parlare di una vera e propria trattativa, ma ci sono dei contatti per cui si possono creare le condizioni per arrivare alla liberazione» del giornalista italiano. E mentre dalla Francia arriva un appello per la «liberazione immediata» dell'ostaggio, c'è chi, come l'ex imam della moschea di Viale Jenner a Milano, Abu Omar, si dice «sicuro che i sequestratori chiederanno un riscatto» in un'intervista esclusiva a Controcorrente su Sky Tg24. Su questo punto le Autorità italiane non si sbilanciano. A Mentana che gli chiede se sia possibile che i rapitori di Mastrogiacomo pretendano dall'Italia il ritiro delle truppe dall'Afghanistan, Prodi si limita a rispondere: «Per Torsello arrivarono richieste di questo tipo. Ma prima di fare qualunque ipotesi sulle richieste bisogna avere dati più precisi e contatti più precisi. Inutile fare ipotesi che non hanno alcun fondamento». Allo stesso modo Prodi ribatte quando gli viene chiesto se l'azione dei rapitori possa essere stata pensata per intervenire nel dibattito politico interno italiano. Il premier avverte: «Siamo discreti, riservati, seri, cerchiamo di capire come stanno veramente le cose. E' l'unica richiesta che vi faccio e che mi faccio in questo momento. Non possiamo commettere alcun errore o indiscrezione che diminuisca la probabilità di riavere tra noi Daniele». Anche D'Alema non si stanca di ribadire che «la situazione è molto difficile». Mastrogiacomo, fa notare, è stato «catturato in un contesto di guerra» come quello che si presenta nel Sud dell'Afghanistan. Per questo il titolare della Farnesina si unisce all'appello per una «grande discrezione». Anche il relatore delle Nazioni Unite per la libertà di espressione, Ambeyi Ligabo, ha chiesto il rilascio di Daniele Mastrogiacomo. Un pensiero all'inviato di Repubblica lo ha rivolto anche l'ex sottosegretario Gianni Letta. «Un pensiero affettuoso ed un augurio affinchè possa tornare presto a Roma»: ha detto l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel corso di un incontro con gli studenti della scuola di giornalismo dell'università di Salerno. Il canale umanitario si è rivelata una carta vincente per molti sequestri di italiani avvenuti negli ultimi anni in zone di guerra. L'attività umanitaria italiana (ma in questo caso potrebbe essere anche di una organizzazione internazionale) si è infatti rivelata strategica: sia per la credibilità conquistata fra le popolazioni; sia per le possibilità che, quindi, si sono aperte per tessere contatti e ricevere informazioni. Al momento, in Afghanistan lavorano numerose ong. Fra queste, la più nota e la più radicata sul territorio è Emergency che gestisce quattro ospedali