ARRIVERÀ oggi, a meno di clamorose sorprese, il via libera della Camera al decreto di rifinanziamento ...

E pensare che il testo doveva avere un percorso senza ostacoli. Ieri pomeriggio, infatti, l'Aula avrebbe dovuto votare tutti gli emendamenti e licenziare il decreto in serata ma, per «colpa» di una sorta di ostruzionismo messo in atto dall'opposizione, la discussione è slittata. Stamattina Montecitorio dovrebbe esaminare circa 20 emendamenti per poi procedere all'esame degli ordini del giorno e al voto finale. A quel punto il decreto passerà al Senato e il capogruppo del Prc Giovanni Russo Spena ha già annunciato che «dovrebbe approdare in Aula il 27 marzo». Ma a tenere banco è soprattutto la discussione intorno ai numeri e alle maggioranza variabili. Un'ipotesi che al Senato non è lontana dalla realtà visti i «no», confermati fino ad oggi, di Ferdinando Rossi e Franco Turigliatto. Il voto alla Camera, al contrario, sarà senza sorprese, e questo nonostante l'Unione non potrà contare su tutti i suoi parlamentari. Due no arrivano dai banchi di Rifondazione, quello già noto da Salvatore Cannavò, esponente della corrente di Sinistra Critica (la stessa di Turigliatto), e quello annunciato lunedì, e confermato ieri in un'assemblea dei deputati del Prc, di Paolo Cacciari. Il fratello del sindaco di Venezia ha confermato la sua contrarietà al decreto nonostante gli inviti a cambiare idea arrivati sia dal capogruppo Gennaro Migliore, sia dai deputati della minoranza dell'Ernesto Franco Russo e Alberto Burgio. Qualcuno dentro Rifondazione non nasconde la preoccupazione che l'atteggiamento di Cacciari possa riaprire un problema dissenso anche a palazzo Madama. Nessuna sorpresa dovrebbe invece arrivare dal deputato no global Francesco Caruso, che sei mesi fa votò contro il rifinanziamento. Stando alle notizie ufficiali, Caruso non parteciperà al voto perché malato. E mentre il ministro dell'Ambiente Allfonso Pecoraro Scanio taglia corto («Oggi abbiamo una persona rapita. Basta dibattiti sui numeretti»), l'Unione continua a mettere le «mani avanti» cercando di far passare in secondo piano un eventuale dissenso. Ricorda Marina Sereni, vice presidente dell'Ulivo alla Camera: «Nella scorsa legislatura noi abbiamo sempre votato a favore della proroga della missione». La pensa allo stesso modo anche Umberto Ranieri, relatore del decreto a Montecitorio, che sottolinea come «sia responsabilità comune del Parlamento sostenere le missioni dei militari italiani all'estero impegnati in operazioni di pace». Invita ad avere un atteggiamento più sobrio anche il segretario del Prc Franco Giordano che, sul caso, cita la Costituzione per sostenere: «Se un provvedimento ottiene la maggioranza, fine della trasmissione. Questo è quello che dice la Costituzione finora, e fino a che non viene cambiata è così».