RIMANE a livelli molto alti la tensione in Afghanistan.

Quello lanciato contro la ex «camp Salerno» è l'attacco più pesante, in termini di vittime, dall'inizio dell'anno. Le persone rimaste uccise erano lavoratori della base che si trovavano ad un posto di controllo in attesa di ottenere i permessi necessari per recarsi al lavoro. Secondo le prime ricostruzioni della polizia locale, l'attentatore suicida si è avvicinato a piedi all'ingresso della «Salerno», e poi si è fatto saltare in aria. Di certo c'è che si tratta di un luogo ad alto rischio, visto che la base si trova in un avamposto a meno di 25 chilometri dal confine con il Pakistan, presa di mira fin dal giorno della sua costruzione dai razzi sparati da terroristi e talebani schierati nelle zone tribali al di là della frontiera. Molto preoccupato il commento all'esplosione di Romano Prodi, in missione a Istanbul: «Purtroppo sono episodi che si sono ripetuti varie volte e mi auguro che per l'Afghanistan si possa cominciare un rapporto con la società civile e una cooperazione per una soluzione politica necessaria perchè le tensioni possano cessare». Poco dopo, da Soci (sul mar Nero), il premier è tornato a parlare della situazione in Afghanistan. È in corso - ha precisato - «un conflitto che dura ormai da tempo e dove la parola è prevalentemente alle armi: dobbiamo quindi accompagnare l'azione con un movimento politico e di proposta». E proprio il difficile dossier-Kabul è stato uno dei temi al centro della cena in programma ieri tra Prodi e il presidente russo Vladimir Putin. Chi c'è stato, ricorda la «Salerno» come un luogo a rischio. Un posto molto pericoloso - sottolineano le fonti - in cui la task force «Nibbio», composta prima dagli alpini e poi dai paracadutisti della Folgore, è stata per sei mesi nel 2003. La Salerno è stata costruita nel 2001 dai Berretti Verdi, le forze speciali dell'Esercito Usa all'indomani dell'invasione dell'Afghanistan ed è di fatto il primo distaccamento delle forze internazionali che si incontra una volta passato il confine con il Pakistan. Fin dall'inizio, l'avamposto è stato oggetto di attacchi, in particolare con lancio di razzi, da parte dei miliziani del mullah Omar e dei terroristi che agiscono indisturbati nelle zone al di là del confine, controllate dalle tribù locali e dove l'esercito pachistano non ha praticamente giurisdizione. Più che una base, la Salerno è un vero e proprio fortino: all'interno di un perimetro realizzato con enormi sacchi pieni di sabbia e terra, vi sono le tende che possono ospitare al massimo un migliaio di militari e un'unica costruzione in muratura. Una sistemazione molto spartana che i militari chiamano «forward operating base», distaccamento avanzato. Gli americani hanno anche realizzato una pista di atterraggio in terra battuta per permettere ai velivoli da trasporto C130 e agli elicotteri di atterrare e decollare. La struttura si trova infatti a circa 3 chilometri dal centro della città e a un chilometro e mezzo di distanza dal vecchio aeroporto, dove c'era un distaccamento dell'Armata Rossa ai tempi dell'invasione sovietica dell'Afghanistan e dove tuttora sono rimaste le carcasse di vecchi aerei da trasporto.