Il veto di Martens

Non ha senso parlare del nostro ingresso nel Ppe prima delle europee del 2009». Andrea Ronchi, portavoce di Alleanza Nazionale, taglia corto e dice la sua al termine di una giornata in cui ancora tiene banco nella Cdl il veto posto da Martens al partito di Fini. Una bocciatura che trova l'assenso sarcastico del leader della minoranza interna, Francesco Storace, secondo cui il «no di Martens non è una tragedia». L'ex ministro della Salute bolla «come inaudito e ingeneroso» il giudizio del leader popolare sulla destra italiana, per poi concludere che è meglio che An «stia fuori» da questo partito che a suo dire resta «democristianissimo». Dopo le stoccate di ieri l'Udc sceglie il silenzio. Sandro Bondi, coordinatore nazionale azzurro, appoggia invece esplicitamente la rotta indicata da Gianfranco Fini verso il Ppe legando questo processo alla costruzione del partito dei moderati: «Noi giudichiamo come un fatto di grande importanza la decisione di Fini di chiedere l'ingresso nel Ppe, e faremo sentire la nostra voce perché la domanda di Alleanza Nazionale venga accolta. In ogni caso — sottolinea Bondi — è importante andare avanti nella costruzione del partito della libertà, attraverso un confronto politico di Forza Italia con An e l'Udc, basato sulla condivisione dei valori del partito popolare europeo». Bondi non è il solo «azzurro» a schierarsi con Alleanza Nazionale. «Vorrei segnalare al mio amico Martens — suggerisce Ferdinando Adornato, presidente della Fondazione "Liberal" e coordinatore della costituente per il partito unitario del centrodestra — che definire An un partito di estrema destra è inesatto. An è un partito di centro destra che ha contribuito a governare l'Italia per cinque anni e che ha trovato in Fini un ministro degli Esteri stimato e apprezzato in tutta Europa e in tutto il mondo per le sue qualità di equilibrio e di garanzia».