di MAURIZIO GALLO HA VOTATO con l'opposizione.

Ma quello lanciato ieri dal presidente della commissione Difesa di Palazzo Madama Sergio De Gregorio, ex Italia dei Valori, è un segnale «supremo», come lo definisce lui stesso, sulla Finanziaria. Perché «no», senatore? «Il mio voto non era necessario ma ho voluto dare un segnale al Governo oggi prima di doverlo dare, e non vorrei farlo, sulla Manovra». Che cosa chiede? «Un miliardo di euro per finanziariare l'esercizio ordinario della Difesa. Nel comparto manca tutto e se i carabinieri hanno pensato a una manifestazione di protesta in divisa significa che la situazione è molto grave». E Palazzo Chigi la pensa diversamente dai militari...? «A parole no. Il Governo in commissione dice le stesse cose e lo fa con toni preoccupati. Il sottosegretario Forceri dice le stesse cose, ammette che la svendita degli immobili della Difesa è un vero esproprio e sembra disponibile a sedersi a un tavolo per trovare 600-700 milioni di euro di risorse aggiuntive. Non solo. Russo Spena di Rifondazione è d'accordo a ridurre i 4,5 miliardi di fondi per l'industria della Difesa e destinarli all'ordinario, che significa fornire il comparto militare del minimo indispensabile per andare avanti...Ma allora perchè dovremmo arrivare al sacrificio di questo comparto fondamentale per il Paese?». Chi è che si oppone apertamente, allora? «Registro posizioni contrarie dei Comunisti Italiani e dei Verdi». E Palazzo Chigi? «Il Governo continua a subire la linea di pensiero della sinistra radicale, anche se in questo caso il Prc fa eccezione. È uno scontro ideologico che non credo l'esecutivo si possa permettere». Come voterà sulla Finanziaria? «Se necessario, voterò no». È una minaccia? «No, nessuna minaccia. È invece un tentativo di aprire un dialogo sereno. L'Italia rischia di perdere la faccia a livello internazionale tagliando sulle missioni all'estero. E anche di compromettere la funzionalità di un comparto che tutela la sicurezza dei cittadini. Le sembrano cose di scarso rilievo?».