E Fassino dà la colpa al Cavaliere «Era lui al governo, spieghi al Paese»

Fassino ha poi aggiunto che «Mi pare evidente che non si possa ricondurre tutto all'attività infedele di qualche funzionario. È evidente che è stata messa in essere un'attività spionistica a danno di esponenti politici e uomini delle istituzioni. Tutto questo chiama in causa la diretta responsabilità di chi guidava il paese negli anni in cui si sono autorizzate, legittimate o ispirate azioni illegittime di questo tipo, che non ci si limiti ad individuare i responsabili materiali di questi episodi ma si risalga a chi ha autorizzato, ispirato o è mandante di atti che sono lesivi della libertà dei singoli e lesivi di quelle regole fondamentali di convivenza di una società che sono il rispetto della privacy di ogni cittadino». «Sul sistema dell'anagrafe ci sono dati pubblici che non sono inaccessibili - ha affermato l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti chiamato in causa da Fassino - Francamente quello che è successo indica un cattivo uso dello strumento, sanzionabile, che va perseguito, ma francamente escludo la fenomenolgia del complotto politico, perchè uno che vuole fare il complotto politico non coinvolge 280 persone per avere dei dati che sono pubblici. Se si vogliono avere i dati di un uomo politico si trovano in Parlamento, se si vogliono avere i dati di Prodi fino al 2004 si trovano sul sito dell'Unione europea, i dati del patrimonio e del reddito». Anche il deputato di FI Gaetano Pecorella ha definito quello nei confronti di Prodi «uno spionaggio impossibile». La situazione patrimoniale di qualunque uomo politico «deve essere trasparente e conoscibile da tutti i cittadini» ha spiegato Pecorella. Ed è «giusto che sia così perchè i cittadini devono sapere se e come si arricchiscono i loro rappresentanti». Perciò, secondo Pecorella «aprire un'inchiesta penale su quanto è giusto che sia da tutti conosciuto induce al sospetto che si voglia fare molto clamore per nulla ovvero per una qualche ragione che è sin troppo evidente a chi abbia presente le attuali difficoltà in cui si trova il presidente del Consiglio Romano Prodi». Per Pino Pisicchio, presidente della Commissione Giustizia della Camera «si tratta di una vicenda che desta preoccupazione perchè oggetto di questi atti sono personaggi legati alle istituzioni». Una vicenda «non troppo diversa negli effetti dalle intercettazioni telefoniche illecite - ha proseguito Pisicchio - e che getta un'ombra pesante sulla politica italiana». E il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta, auspicando chirezza sulla vicenda, ha sottolineato che «si ha la percezione di vivere in un sistema nel quale nessuno è al riparo». Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro ha invece puntato l'accento sulle polemiche intorno al ruolo dei servizi segreti: «Dei servizi un paese democratico ha bisogno perchè nel rispetto delle regole ci tutelano da attacchi dall'esterno e dall'interno. Criminalizzarli è un'ingiustizia». «Quando si fa riferimento a spionaggio illegale - ha pure affermato Di Pietro - non si può parlare di Sismi o Sisde, perchè chi ha svolto irregolarità sono singole persone e non l'intero servizio, in cui lavorano persone che ogni giorno rischiano la vita in Iraq come in Afghanistan». E il capogruppo di An Ignazio La Russa nel commentare i controlli abusivi operati sui conti correnti di Prodi e signora ha esclamato: «Esprimiamo solidarietà a Prodi ma lui esprima solidarietà a quei cittadini controllati dall'occhio enorme del fisco» che con le nuove norme è pronto «a seguire qualunque piccolo movimento».