Ok del Senato al ddl Mastella

I due ministri e leader di partito hanno «archiviato» quanto successo lunedì al Senato, quando per la decisione di tre senatori dell'Italia dei Valori di non votare un articolo del Ddl Mastella l'Unione è andata sotto per un solo voto di scarto. Non solo. Nel corso della giornata è arrivato l'accordo fra maggioranza e opposizione alle modifiche e, quindi, il voto favorevole di Palazzo Madama con 159 sì e 148 no. A porgere per primo la mano, dopo un colloquio con Prodi, è stato l'ex pm milanese. «L'Italia dei Valori con senso di responsabilità rispetterà ancora una volta la volontà della maggioranza, seppure per solo spirito di servizio e nel rispetto della volontà popolare», ha detto il responsabile delle Infrastrutture. Sottolineando poi che il suo destino è comunque legato a quello dell'esecutivo: «L'Italia dei Valori è parte integrante di questo governo e di questa maggioranza e noi andremo a casa solo quando questo governo e questa maggioranza andranno a casa...», ha spiegato. Riguardo l'incontro risolutivo con il premier, Di Pietro ha negato che si sia parlato del voto al Senato: «No non abbiamo assolutamente parlato di quello che è successo ieri. Abbiamo parlato solo di autostrade - ha risposto ai cronisti che lo hanno intervistato - Il problema non è Di Pietro-Mastella. Ma c'è un problema politico. Si è sempre alla ricerca di un compromesso anche laddove sarebbe bastata una semplice legge per risolvere le cose». Per quanto riguarda, infatti, la riforma Castelli, ha precisato Di Pietro, «questa andava semplicemente abrogata con una semplice norma ad hoc». Sul fronte della giustizia, per il leader dell'Italia dei Valori, «l'Unione non può continuare così. Non si possono cercare dei compromessi anche quando non ce ne sarebbe bisogno perchè», sottolinea Di Pietro, «il centrosinistra ha la sua maggioranza sia alla Camera, sia al Senato. E se si facesse leva su questa anzichè andare a cercare consensi in giro, sarebbe molto meglio». L'Italia dei Valori «non metterà mai a rischio questo governo e questa maggioranza. Il Governo Prodi durerà cinque anni con il nostro pieno appoggio anche al Senato. Ma non è questa una buona ragione perchè il governo cada da solo perdendo il consenso dei cittadini su temi come la Giustizia. Il giorno dopo le elezioni - ha aggiunto il ministro - avremmo preferito che si fosse pensato ad una legge per snellire i processi e per rendere la giustizia più efficace. Da parte nostra quindi non c'è stato alcuno strappo, ma una presa di posizione forte in tema di giustizia affinchè questa diventi centrale». E Mastella? Il leader del Campanile, a giudicare dalla sua reazione, è ancora molto stizzito: «Convivo con Di Pietro come si convive in una coalizione, ma se lui mi chiede di andare a cena non ci vado - ha detto - Ieri ho usato una frase di cui chiedo scusa ("Di Pietro mi ha rotto i c..." ndr), ma una cosa è la pace sul piano politico e riguarda la coalizione, un altro è l'atteggiamento di chi cambia idea ogni volta». Mastella ritiene tramontata, al momento, la prospettiva di una mozione di sfiducia del suo partito al ministro delle Infrastrutture. Tuttavia, quanto all'«incidente» di lunedì che ha fatto andare la maggioranza sotto al Senato, Mastella ha affermato: «Di Pietro capirà pure di giustizia ma certamente nelle aule parlamentari è una specie di dilettante rispetto a me». Mastella ha detto di aver preso atto che «da un pò di tempo a questa parte ogni volta che c'è una iniziativa che riguarda la giustizia c'è sempre un contrasto da parte di Di Pietro, un suo modo scomposto di agitarsi. Poi tutto rientra ma mi sembra una stravaganza inutile e un modo di procedere che assolutamente non mi piace». Infine, l'ultima stoccata: se ieri l'Italia dei Valori avesse fatto mancare il suo appoggio alla bozza dell'Unione per modificare la riforma Castelli sugli illeciti disciplinari, ha assicurato Mastella «mi sembra evidente che si trattava o di lui o di me. Tertium non datur». Intanto, visto il risultato de ddl Mastella, il presidente del Senato F