di LUIGI FRASCA «NON capisco perché si lamentano».

Lo ha fatto durante la relazione che ha tenuto ieri nell'Aula di Montecitorio per presentare le linee guide della Manovra. Una lunga relazione nella quale il ministro ha sciorinato numeri, citazioni e anche qualche insegnamento religioso («Chi evade - ha detto - viola il settimo comandamento») con l'obiettivo di difendere una Finanziaria che «attua una vera e propria svolta». Per far questo Padoa Schioppa non ha risparmiato attacchi a chi, in queste settimane, si è scagliato contro la Manovra. In primis i «ricchi». «La manovra - ha detto - è ispirata alla consapevolezza che l'intera società italiana è chiamata a una prova di buona volontà e di umiltà. Fatico quindi a comprendere i motivi di lamentale di chi ha redditi annuali nell'ordine di alcune centinaia di milioni di vecchie lire». Ma anche Confindustria, che aveva criticato l'attribuzione di parte del flusso del Tfr all'Inps, è finita sotto accusa. «Chi ha parlato di rapina - ha continuato Padoa Schioppa -, ha dimenticato che il Tfr è dei lavoratori ed è prestato all'impresa con un tasso di favore». E, forse per rafforzare il concetto, il titolare dell'Economia ha spiegato che «il settore delle imprese è quello maggiormente beneficiario della manovra». Per il resto il ministro ha descritto una situazione drammatica per la coincidenza di conti in disordine («abbiamo trovato un'eredita nascosta e forse per questo più maligna») e crescita impantanata. Ha detto che «il paziente Italia è fuori dal reparto di terapia intensiva», ma «il risanamento non è finito». Per questo, ha aggiunto, serve il contributo di tutta l'Italia, «serve un nuovo patto sociale per recuperare produttività». Parole che non hanno calmato le intemperanze dell'opposizione, ma non hanno convinto fino in fondo neanche la maggioranza. La Cdl è partita compatta all'attacco. Prima ha lamentato il ritardo di 24 ore nella consegna del provvedimento. Poi ha chiesto l'apertura di un dibattito che, prima è stato negato, poi, «per alleggerire la tensione», concesso. Infine ha descritto Padoa Schioppa come «Alice nel Paese della Meraviglie» accusandolo di descrivere un Paese che non c'è. Sul fronte opposto, se Prodi promuove il suo ministro («Mi sembra sia andata bene»), il resto della maggioranza continua a chiedere a gran voce modifiche del testo. Ieri anche la sinistra radicale si è mostrata insoddisfatta. «Non è la nostra Finanziaria» ha detto il ministro Ferreo (Prc). E mentre i moderati dell'Unione sono sempre più intenzionati a riequilibrare quella che considerano una Manovra di «sinistra», il vicepresidente del gruppo dell'Ulivo alla Camera Marina Sereni avverte: «Si apre un lavoro impegnativo».