Le dimissioni del presidente non saranno un ostacolo al piano votato dal consiglio

È un sabato tutto sommato tranquillo quello che si concede Marco Tronchetti Provera dopo il consiglio d'amministrazione straordinario della sera precedente. La chiamata a Cardia serve per informarlo di persona di quanto avvenuto nel consiglio culminato con le sue dimissioni, le quali peraltro - da quanto si apprende - sarebbero state accolte con favore in particolare dai Benetton, azionisti di riferimento di Telecom insieme con Pirelli. La svolta al vertice del gruppo di telecomunicazioni diventa poi oggetto di un breve scambio di idee in coda alla riunione della Commissione convocata in mattinata su un altro tema, Eurizon. L'authority di vigilanza sui mercati finanziari, che continua dal canto suo a seguire la vicenda Telecom, si sarebbe comunque limitata a prendere atto di quanto avvenuto. Nel frattempo, in attesa che il neo presidente del gruppo Guido Rossi si metta al lavoro, restano in stand-by i consulenti incaricati della riorganizzazione della società telefonica. «Il piano andrà comunque avanti», afferma un banchiere d'affari da anni al fianco di Tronchetti, che confida di essere stato spiazzato dalle dimissioni («sono rimasto attonito») e non conferma se si terrà un incontro fra advisor la prossima settimana («non necessariamente», replica a una domanda). Portare avanti il riassetto con la vendita di Tim e Tim Brasil per dare un taglio netto al debito e poter così sviluppare anche il progetto di media company rimane in ogni caso la priorità del gruppo. Il problema resta quello del debito che non ammette ulteriori battute d'arresto. Tanto più che il titolo questi giorni è stato penalizzato sui mercati che ora attendono un segnale incoraggiante sulal reale volontà di trovare una soluzione soddisfacente per il gruppo. Ma l'aspetto finanziario si intreccia con quello politico. Lo sanno bene i Benetton, alle prese su un altro fronte coi veti del governo sulla fusione fra Autostrade e la spagnola Abertis, che hanno dato pieno appoggio alla scelta di Tronchetti di indicare Guido Rossi come presidente di garanzia. Al giurista, stimato negli ambienti del centrosinistra, spetta il compito di traghettare il colosso telefonico fuori dal guado nel quale è scivolato sotto il peso di 41,3 miliardi di debiti, e dove è rimasto ancora più invischiato dalla dura polemica fra il suo ex numero numero uno e il presidente del Consiglio Romano Prodi. Proprio sull'onda del duro scontro col capo dell'esecutivo e dele diverse strategie finanziarie è maturata la scelta, autonoma, di Tronchetti di farsi da parte. Ma non è un mistero che da più di un anno e mezzo Edizione Holding, socia al 20% di Olimpia (la holding cui fa capo il 18% di Telecom e della quale Pirelli detiene oggi il 70,5%), auspicava che Tronchetti rinunciasse alle sue funzioni di manager. A innescare il malumore sarebbe stato l'aumento di capitale di fine 2004 e, poi, la fusione di Telecom e Tim, è la ricostruzione di fonti finanziarie, che riconoscono peraltro che nessuno, neanche gli altri grandi gruppi esteri del settore, ha trovato ancora la chiave del mercato delle tlc. La famiglia di Ponzano Veneto, rappresentata al vertice di Telecom dal vicepresidente Gilberto Benetton, è stata così fra i più convinti sostenitori della necessità di una svolta radicale, rispetto alle precedenti strategie, sfociata nel piano di riassetto approvato l'11 settembre dal cda di Telecom.