E Tronchetti il mellifluo fa il barricadero

Parole di fuoco, spara a palle incatenate contro i nemici, accusa l'ax amico e compare di salotto buono milanese Carlo De Benedetti d'essere «spregiudicato»? Addirittura? Che cosa è accaduto al Tronchetti? Lui, riservatissimo, non ha mai spifferato una parola sui suoi continui e frequenti incontri con le istituzioni. Silenzioso, riservato, rispettoso delle istituzioni, attento con il ministro di turno, era sempre il primo a chiamare a Largo Brazzà per presentarsi e rendere omaggio. È finito a passare carte ai giornali, documenti riservati con tanto di biglietti di accompagnamento. Che cosa è successo al marito dell'impeccabile Afef? È una mutazione genetica quella alla quale si è assistito. Lui, con il suo «style» inconfondibile, quasi magico, tanto da aver stregato persino Stefano Ricucci che, nel pieno della scalata a Rcs, ammetteva: «Voglio essere come lui, voglio parlare come lui». Sempre attento a non schierarsi, a parlare senza dire, ad ammonire senza accusare, ad arrabbiarsi senza alzare la voce. Le sue dichirazioni sono state candidate per anni al premio Nobel della banalità: «La riforma elettorale ci vuole, purché bipartisan» (Panorama, settembre 2005), «Al governo chiediamo chiarezza» (La Stampa, luglio 2005). Fino a sconfinare nel qualunquismo da strada: «Il Paese ha due velocità, a frenarlo è la politica» (Repubblica, marzo 2005). Per poi riprendersi con accenti da visionario: «Vedo una svolta, ripresa più vicina» (Sole 24 Ore, novembre 2003). O sognatore: «Contro il declino ci serve un sogno» (Famiglia Cristiana, ottobre 2003). Appassionato ai destini del mondo ma sempre attento a non dire nulla che potesse dare fastidio a chicchessia: «L'Onu scongiuri quel conflitto, ma l'America non va lasciata sola» (Repubblica, febbraio 2003). E pacificatore: «basta risse, l'economia non va; ora si torni alla concertazione» (Repubblica, ottobre 2002). Allora? Che gli è successo? «Niente, lui è così - racconta Maurizio Gasparri, che da ministro delle Comunicazioni ha avuto rapporti intensi con lui -. Non è vero che è mellifluo, anzi. È grintoso, determinato, rispettoso delle istituzioni ma non è il tipo che si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Quando ha visto che Prodi diceva di non essere stato informato, non ci ha visto più e ha reagito. Forse da imprendotore ci ha perso con quel gesto. Ma da uomo no, ci ha guadagnato. E sa, alla fine conta più questo secondo giudizio». Conferma anche Mario Landolfi, l'ultimo ministro delle Comunicazioni del centrodestra: «Mellifluo? No, direi proprio di no. Corretto sì. L'ho visto quattro cinque volte e l'ho sempre trovato molto rispettoso delle istituzioni, attento, disponibile ma non accondiscendente». Ma negli incontri si parlava dell'azienda? «Certo, ho chiesto di riferirmi sui livelli occupazionali, sui rischi di smantellamento dei centri di Napoli e Roma. Ho trovato un imprenditore fermo, nei prossimi giorni capiremo il perché di questa "mutazione"».