Ma il No al Libano spacca la Cdl L'Udc conferma: votiamo sì

Se la Lega plaude entusiasta e An preferisce sorvolare, è con l'Udc che si registra l'ennesimo punto di rottura. Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini chiarisce subito di non essere d'accordo, di non trovare una ragione per cambiare la linea fin qui seduta. Lo stesso Pier Ferdinando Casini, appena 24 ore fa, ospite alla Festa della Margherita a Caorle, aveva quasi preannunciato la spaccatura, ricordando: «Quando dissi che avremo votato sì sull'Afghanistan un giornale titolò: Casini traditore che aiuta Prodì, ma io volevo aiutare la mia serietà, volevo essere una persona seria, poi tutta la Cdl votò sì e lo stesso succederà anche per il Libano». E infatti la presa di posizione di Casini è stata prevista dal leader dei Ds, Piero Fassino, che si era già detto sicuro che i centristi della Cdl non avrebbero seguito l'indicazione di Berlusconi. Il primo a manifestare il dissenso dell'Udc è stato il segretario del partito Lorenzo Cesa, che ha annunciato: «Proporrò ai gruppi parlamentari dell'Udc di Camera e Senato un voto coerente e conseguente a quello già espresso, insieme agli altri alleati del centrodestra, in Commissione». Polemico anche il vicepresidente dei deputati centristi, Maurizio Ronconi: «Berlusconi e Fini non potranno contraddire la loro esperienza internazionale e neppure gli impegni assunti per le missioni di pace. I nostri alleati storici e per primi gli Stati Uniti ed Israele ci chiedono la presenza in Libano, missione che senza gli italiani sarebbe anche pericolosamente squilibrata». Alleanza Nazionale mantiene invece il suo proposito di non alimentare polemiche nella Cdl e sorvola sulla questione Libano. Fini preferisce piuttosto lodare il profilo «inflessibile» dell'opposizione proposto dall'ex premier al convegno di Gubbio di Forza Italia. Entusiasta della svolta di Berlusconi la Lega: «Meno male - plaude sollevato Roberto Calderoli - che dopo Bossi, che aveva giustificato il fatto per motivi economici, qualcun altro ha il coraggio di dire le cose chiaramente e di dire che quella missione in Libano non si aveva da fare». Dalla maggioranza si levano critiche corali: Piero Fassino e Clemente Mastella all'unisono attaccano Berlusconi denunciandone «la mancanza di senso dello Stato». «Il senso dello Stato - accusa il leader Ds - non è a corrente alternata, se una cosa è giusta è giusta sempre». Per il Guardasigilli, quella del Cavaliere è «una inutile ripicca». «La decisione annunciata da Berlusconi mostra assenza del senso dello Stato, nessuna solidarietà nei confronti dei nostri soldati in Libano. Un atteggiamento - sottolinea Mastella - che divide invece che unire». Aspro e sarcastico il giudizio di Maurizio Fistarol della Mergherita: «Fosse rimasto svociato ancora per un pò, Berlusconi si sarebbe evitato questa figura barbina. Immagino l'imbarazzo dei suoi alleati nel centrodestra - prosegue il deputato Dl - per questa vergognosa marcia indietro che cancella la responsabilità fin qui dimostrata dall'opposizione nei confronti di una missione di pace di cui l'Italia è protagonista per riportare la pace in una area delicata e strategica del Medio Oriente».