La Ue insiste: «In Italia serve più rigore»

Secondo le stime interinali della Commissione europea, pubblicate ieri, il Pil salirà a fine anno dell'1,7% contro l'1,3% delle previsioni di maggio. Una stima più ottimistica di quella di Washington, che indica l'1,5%, me meno rosea di Parigi che ieri aveva addirittura portato all'1,8% la stima per il 2006. Una ripresa che, però, danneggerà un po' l'andamento dell'inflazione previsto leggermente in salita al 2,3% dal 2,2%. Inflazione che comunque non si muoverà in Eurolandia dove i prezzi rimarrano fermi al 2,3% nel 2006, in linea con le stime iniziali. Rivista al rialzo anche la crescita di Eurolandia portata al 2,5% dal 2,1%. «Le migliori previsioni di crescita economica daranno all'Italia la possibilità di risanare le finanze pubbliche» ha fatto notare il commissario europeo agli Affari monetari, Joaquin Almunia, presentando a Bruxelles le nuove cifre. Ma subito ha aggiunto: «Abbiamo ricevuto dei risultati migliori delle attese per i primi due trimestri dell'anno. Per gli altri due, è atteso un rallentamento». Almunia ha anche espresso piena fiducia nell'opera del Governo, ha ribadito che non basta però rispettare il tetto del 3% e ha sollecitato Prodi a superare le difficoltà politiche in nome degli impegni già presi. «Spero che le difficoltà politiche - ha detto rispondendo ad una domanda sul caso Italia - non impediscano che il consolidamento delle finanze pubbliche sia all'altezza delle richieste del Consiglio». «Le regole - ha aggiunto - sono uguali per tutti i governi, con maggioranze forti o con maggioranze deboli, di centrosinistra o di centrodestra». Rispondendo poi ad un'altra domanda sui paesi come Francia, Italia e Germania che hanno più problemi sulla via della riduzione del deficit di bilancio, Almunia ha ripetuto quanto già detto negli ultimi due mesi «di fronte al profilarsi della ripresa, essere al di sotto del 3% è un traguardo necessario ma non sufficiente. Bisogna continuare lo sforzo ed approfittare la congiuntura economica favorevole per raggiungere l'obiettivo al medio termine (del pareggio di bilancio ndr)». «Sfortunatamente - ha quindi aggiunto - i tre paesi sono ancora lontani». L'ennesimo richiamo al rigore da parte di Bruxelles però non è piaciuto al ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero. «Le pressioni che quasi quotidianamente istituzioni internazionali continuano a fare sul Governo italiano per spingerlo ad una politica di tagli - ha affermato - cominciano a diventare francamente insopportabili». E poi ad Almunia: «In particolare segnalerei al commissario europeo agli Affari economici e monetari che l'entità della manovra che il governo italiano deve mettere in atto per rispettare i vincoli imposti dai trattati europei ammonta a 12 miliardi di euro. Infatti se il tendenziale del deficit è oggi il 3,8% del Pil, per andare sotto il 3% del rapporto tra deficit e Pil quella è la cifra necessaria al di sotto della quale la manovra non può assolutamente scendere. Sarebbe quindi opportuno un pò di rispetto in più per l'Italia, che deve certo onorare gli accordi internazionali, ma continua ad essere un paese sovrano». A gettare l'acqua sul fuoco della polemica è quindi intervenuto il responsabile economico dei Ds, Antonello Cabras: «Nella discussione che prepara il varo della Finanziaria è indispensabile non aprire una inutile quanto fuorviante disputa sul rigore».