Conflitto d'interessi, sinistra nel caos

Dopo Sergio De Gregorio e Giuseppe Caldarola, anche il senatore diessino Giorgio Tonini manifesta i propri dubbi. «Non ho mai creduto ad una legge sul conflitto d'interessi. Richiede un grande sforzo politico e rischia di produrre un risultato facilmente aggirabile», dichiara. La stessa norma sull'ineleggibilità potrebbe rivelarsi un buco nell'acqua. «Proibiamo a Berlusconi di presentarsi alle elezioni? Mi sembra una cosa risibile - dichiara Tonini - E se intestasse le sue proprietà ai figli, diciamo che il problema è risolto? Parte del centrosinistra è ancora ossessionata da quella cultura che vuole risolvere per via giuridica i problemi politici, ma spesse volte questa tattica non funziona». La risicata maggioranza al Senato costituisce un ostacolo in più per il centrosinistra. «Quello dei numeri a Palazzo Madama è un problema che non va sottovalutato - sottolinea il senatore diessino - Dovremmo approvare la legge sul conflitto d'interessi con le barricate dell'opposizione e confidando sulla presenza e la disciplina dei senatori a vita. La vedo complicata». Tonini chiarisce che anche per lui il problema del conflitto d'interessi esiste ed «è grande come una casa», ma ritiene che la strada da percorre per risolverlo debba essere quella del riassetto radio-televisivo. «La vera anomalia italiana non è il Berlusconi imprenditore, ma il Berlusconi padrone di metà sistema radiotelevisivo e di oltre la metà della pubblicità. Questo è l'elemento più macroscopico del conflitto d'interessi», dichiara il senatore Ds che conclude: «Per evitare che in Italia il principale magnate dei media sia leader di uno dei due schieramenti, va ristrutturato in maniera trasparente e concorrenziale il sistema radiotelevisivo con una normativa antitrust degna di questo nome». Da parte sua, Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori, nega che la legge sul conflitto di interessi riguardi solo il presidente di Forza Italia. Per Orlando, «Berlusconi e il suo personale conflitto di interessi tra ruolo mediatico-imprenditoriale e ruolo politico non sono il problema da risolvere, quantomeno non sono né l'unico, né il primo problema. Oggi il vero problema - per Orlando - è costituito dal ruolo e dal comportamento di centinaia di politici e amministratori pubblici, purtroppo sia di centrodestra che di centrosinistra, che vivono e praticano quotidiani conflitti d'interesse piccoli e grandi e che stanno avvelenando la cultura e la pratica politica». In particolare, Orlando parla di «tantissimi casi di politici che hanno interessi finanziari ed imprenditoriali nella sanità privata che pure, da pubblici amministratori sono chiamati a governare; oppure i tanti, tantissimi casi di amministratori, consiglieri e politici che hanno interessi nelle aziende di servizi pubblici e negli Ato» (Autorità di ambito territoriale ottimale). Per Orlando, quindi, «la personale situazione di Silvio Berlusconi non puo divenire la scusa per non sanare questa ferita della politica e della vita pubblica italiana». Secondo il ministro delle Comunicazioni, infine, il blind trust proposto dall'Unione «è un buon testo, migliorabile. Certo, di fronte all'enormità del problema è difficile trovare una soluzione perfetta» ma «al tempo stesso vorrei che il centrodestra riconoscesse che la Frattini è acqua fresca». Gentiloni spiega anche che «la riforma televisiva riguarda la liberalizzazione di un settore, il conflitto di interessi l'etica pubblica. Insomma, non è che siccome c'è il conflitto d'interessi allora vanno punite le tv di Berlusconi. Sarebbe una sciocchezza».