Formisano (Idv): «Con Follini ci sono affinità»

Senatore Nello Formisano, com'è scattata la scintilla della vostra «liason» con Follini, che tanta fibrillazione ha provocato nei due schieramenti politici? «La ragione è che si è incrociata con le difficoltà esistenti oggi al Senato per l'esigua maggioranza ed ha costretto tutti a porre apertamente il problema, che c'è e non si può protrarre all'infinito; mentre le affinità con alcuni esponenti del centrodestra risalgono all'ultima campagna referendaria dove abbiamo riscontrato posizioni affini alle nostre, nel votare "No"». Pensate ad un allargamento della maggioranza all'associazione di Follini? «Esiste una maggioranza, uscita dal responso delle urne, chiara, ancorché risicata. Ipotizzo un ridisegno tecnico-istituzionale, un regolamento o un "patto" fra gentiluomini che faccia funzionare il Senato come la Camera, a parità di risultato elettorale». Un esito non prevedibile non potrebbe essere la crisi del Governo Prodi? «Certamente no. È la maggioranza che sostiene il Governo ad entrare in crisi se, su un provvedimento di merito, non si mostrerà autosufficiente. Ma se all'esame ci sono gli schemi istituzionali allora sarà diverso». Se, come già annunciato su Panorama, la relazione di Follini con l'Udc sta per esaurirsi ed è prossimo a varare con Tabacci il nuovo partito "Italia di mezzo", non crede che dopo l'estate potrebbe approdare al gruppo misto del Senato? «Solo nell'ipotesi che non possa contare su dieci senatori Follini confluirà d'ufficio al Gruppo misto. Non è una novità, ma normale procedura parlamentare». Nel convegno del 24 luglio organizzato insieme a Follini e Tabacci, siete da soli o ci saranno altri sostenitori? «Molti stanno a guardare, come Mastella o D'Antoni, interessati a rafforzare quel centro che in questo scorcio di legislatura non è stato troppo visibile. È aperto a tutti i contributi che verranno senza steccati o preconcetti. Non ho conferma della presenza del Segretario della Cisl, Bonanni, ma non mi stupirei se arrivasse. Mentre ritengo che nell'Udc la maggioranza non escluda, come fa D'Onofrio, la possibilità di intese.