Csm, l'accordo tra i due Poli funziona

L'accordo tra maggioranza ed opposizione sulla rosa degli otto nomi (cinque indicati dall'Unione e tre dalla Cdl) dei componenti di nomina parlamentare dell'organo di autogoverno dei giudici ha retto la prova del voto segreto, in conformità con l'appello a fare presto lanciato nei giorni scorsi a deputati e senatori dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E proprio nel comunicare la «fumata bianca», il presidente della Camera Fausto Bertinotti dà atto «ai gruppi parlamentari di maggioranza ed opposizione di essersi responsabilmente fatti interpreti della necessità di una soluzione concordata che ha potuto garantire l'elezione sin dal primo scrutinio dei componenti laici del Csm». A Palazzo dei Marescialli sono stati eletti per la Cdl l'avvocato Gianfranco Anedda (An, 758 voti), Michele Saponara (ex sottosegretario di FI, 741), Nicola Mancino (ex presidente del senato, Dl, 715), Ugo Bergamo (senatore dell'Udc, 714), Vincenzo Siniscalchi (avvocato, Ds, 710), l'avvocato Celestina Tinelli (esponente del Forum giuriste italiane, Ulivo, 679) ed i presidi delle facoltà di Giurisprudenza delle Università di Perugia e Roma Tre, Mauro Volpi (Prc, 678) e Letizia Vacca (Pdci, 662). Tutti gli otto candidati dela rosa «condivisa» hanno superato l'elevato quorum richiesto, i tre quinti dei componenti dell'assemblea, ma sia nell'Unione sia nella Cdl c'e stato chi non si è adeguato agli accordi. Come i radicali della Rosa nel pugno, che invece di votare per Nicola Mancino, vicepresidente «in pectore» del Csm, hanno fatto andare i loro consenso a Mario Patrono, ex consigliere del Csm, che ha raccolto 40 voti: esattamente quelli che nello spoglio sono mancati all'ex presidente del Senato. Nel centrodestra, invece, i «disobbedienti» sono stati i parlamentari della Democrazia cristiana: il partito di Gianfranco Rotondi, che contestava di non essere stato consultato nella trattativa dalla Cdl, hanno votato l'ex vicepresidente della Camera Publio Fiori cui nello scrutinio sono stati attribuiti sei voti. E il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - a quanto si apprende in ambienti vicini alla presidenza - ha apprezzato lo sforzo compiuto nella ricerca di una soluzione convergente. Oggi il Parlamento in seduta comune tornerà a riunirsi per eleggere un giudice costituzionale che prenderà il posto dell'attuale presidente della Consulta Annibale Marini, il cui mandato scadrà il prossimo 9 luglio. Il candidato è uno solo: si tratta di Paolo Maria Napolitano, che è stato capo dell'Ufficio legislativo di Gianfranco Fini alla vicepresidenza del Consiglio: andrà alla Consulta se, come appare scontato, incasserà i voti dei 2/3 dei componenti dell'assemblea.