di LAURA DELLA PASQUA LA RIFORMA non impone niente alle Regioni.

Pertanto non c'è lo stravolgimento della sanità e del sistema scolastico come la propaganda della sinistra va dicendo». Enrico la Loggia, ex ministro degli Affari Regionali, mette in chiaro le «opportunità» che la riforma costituzionale «offre alle Regioni». Sanità a macchia di leopardo. È questo che secondo il centrosinistra accadrebbe con la riforma. È vero? Ci può spiegare cosa cambierebbe? «La propaganda di sinistra dice il falso. Ora la tutela della salute è a legislazione concorrente ovvero i principi sono di competenza dello Stato e le leggi delle regioni. Con la riforma si fa un passo in avanti. La competenza sulla tutela della salute sarà esclusiva dello Stato che garantirà per tutti i cittadini e in ogni parte del Paese, lo stesso tipo di trattamento e di tutela e anche i livelli essenziali di assistenza. Pertanto tutti avranno la garanzia di essere curati al meglio». Che vuol dire che le regioni si occuperanno dell'organizzazione sanitaria? «Spetterà alle regioni decidere se quel reparto ha bisogno di un certo numero diposti letto o se quell'osepedale va ridotto di dimensioni o trasformato in centro di eccellenza. Oggi è difficile valutare da Roma le esigenze di ogni parte del territorio nazionale. Contrariamente a quello che sostiene la sinistra, i cittadini potranno anche curarsi in una regione diversa da quella di residenza se altrove c'è una struttura che ritengono sia più efficace alle loro necesità. Mentre oggi ci sono grandi differenze tra le regioni, domani scompariranno». E la distribuzione delle risorse? Ci saranno cambiamenti? «Ogni regione si organizza con le sue risorse e lì dove fosse necessario potrebbe intervenire lo Stato per riequilibrare proprio in virtù della sua competenza sulla tutela della salute». Le regioni avranno competenza anche sulla scuola. Non c'è il rischio di rompere l'omogeneità nazionale dell'istruzione? «L'ordinamento dell'istruzione è di esclusiva competenza dello Stato per quello che riguarda i programmi scolastici e i diplomi. Le regioni si occuperanno della parte organizzativa e dell'eventuale integrazione delle materie. Per organizzazione scolastica si intende che le regioni potranno decidere il numero degli studenti per ogni classe e il numero delle classi ma viene conservata l'autonomia scolastica. Il che significa che la regione può dare delle indicazioni ma poi spetta agli istituti scolastici decidere come meglio credono». Ma aggiungendo altre materie nel programma scolastico non c'è il rischio di una differenziazione nell'istruzione? «Le regioni potranno dare un'indicazione sulla possibilità di inserire, una o due materie in più nel programma scolastico che resta uguale su tutto il territorio nazionale. Ma poi spetterà agli istituti decidere se assecondare questa indicazione o no. I diplomi restano li stessi su tutto il territorio nazionale». Anche la sicurezza diventa competenza delle regioni? Ci saranno corpi speciali regionali? «Su questo va fatta chiarezza perchè la propaganda di sinistra è stata abile a confondere le acque. La riforma prevede che possa essere istitutita la polizia amministrativa regionale con la possibilità anche di spostare questi vigili fa una parte all'altra del territorio a seconda delle esigenze. Ci sono città che d'estate si svuotano e che pertanto hanno minore necessità di vigili mentre altre che si affollano. Le stesse funzioni che ora sono svolte a livello comunale vengono effettuate a livello regionale. In alcune regioni si sta già facendo anche se non è previsto dalla Costituzione».