di FABRIZIO DELL'OREFICE «DA TEMPO studio la questione e ritengo che sia un'opera inutile e dannosa, ...

Se la Calabria vuole sviluppo, deve liberarsi del ponte sullo stretto di Messina». Parole di Alessandro Bianchi, neoministro per i Trasporti, appena nella scorsa campagna elettorale. Non c'è che dire, ha vinto il partito del no. Nel governo appena nato prevalgono coloro che sono contro la realizzazione delle opere pubbliche. Bianchi, per esempio, ha ripetuto chiaro e tondo come la pensa anche ieri, subito dopo il suo giuramento: «Il Ponte sullo Stretto di Messina è l'opera più inutile e dannosa pensata negli ultimi 100 anni, che dev'essere ben lontana dai nostri programmi di governo». Rispetto alla Tav, Bianchi spiega di «non essersi ancora formato un'opinione» mentre a suo giudizio la «malattia» dei trasporti è «la mancanza di integrazione modale». Non dovrà faticare molto a convincere il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro (ieri non si èespresso sulla materia, la sua priorità sarà il dossier Autostrade-Abertis), che appena il 2 dicembre scorso ha detto: «Con i soldi per la realizzazione del ponte sullo Stretto potrebbero essere realizzate tantissime altre opere di cui ha bisogno la Sicilia. Sarebbe solo una cattedrale del deserto, un altro "monumento" al Governo come quelli che faceva Mussolini». Alleluja. Più moderato invece sull'ipotesi della Tav, l'altra opera al centro delle polemiche. Nel febbraio scorso, il leader dell'Italia dei Valori aveva detto che era possibile realizzarla ma a patto di rispettare l'ambiente e la salute dei cittadini Per non parlare di Alfonso Pecoraro Scanio il quale si è sempre battuto sia contro lo Stretto che contro la Tav. E anche il leader dei Verdi ha posto i suoi ultimatum, sottolineando che è titolare del ministero per l'Ambiente con «un obiettivo: fare in modo che in questo Paese, sia il governo che i cittadini, diventino più ambientalisti». «Vorrei - ha detto - che il rilancio dell'economia italiano si facesse con l'energia solare invece che con vecchie cose inquinanti», ha aggiunto. Anche lui ha confermato che il Ponte sullo Stretto non si farà, precisando che «finalmente si faranno le opere utili al Paese; cercheremo di migliorare l'autostrada Adriatica invece di perdere energie sul ponte sullo stretto che come previsto dal programma dell'Unione non si farà». Legambiente batte le mani: «È la miglior premessa per tornare a fare, seriamente, politica dei trasporti nel Paese, per realizzare nel Sud e in Italia le opere davvero utili». Sembra così tornare di nuovo in alto mare il progetto di unire la Sicilia al Continente. Progetto che il 27 marzo scorso aveva visto Impregilo, capogruppo della cordata vincitrice della gara per il General Contractor, siglare con la Stretto di Messina Spa un contratto da 3,9 miliardi di euro, che prevede dieci mesi per la progettazione definitiva ed esecutiva e 5 anni per la realizzazione dell'opera. Dal Ponte al lavoro. Travolto dalle polemiche il neoministro del Lavoro Cesare Damiano (Ds), che ha provato a rompere il muro del no: «Non siamo per l'abrogazione della legge Biagi». Apriti cielo. Il collega neoministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero (Prc) corregge subito: il superamento della legge Biagi e il ritiro delle truppe dall'Iraq «sono i primi segnali di discontinuità che intendiamo dare». E individua «in una seria lotta alla precarietà» un imperativo categorico, visto che «l'insicurezza sociale è tanta parte del disagio del Paese». E anche l'Ugl parla chiaro: «Il nuovo Esecutivo - sottolinea il segretario generale Renata Polverini - ponga da subito la propria attenzione ai nodi ancora da sciogliere nel mondo del lavoro instaurando un dialogo aperto e costruttivo con le parti sociali per ridare centralità al tessuto produttivo e sociale del Paese e riprendere la via della crescita e della competitività». Mentre la Uil condivide le affermazioni di Damiano. «È partito con il piede giusto - ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti - sulla concertazione, sulla non abrogazione della legge Biagi e sull'eliminazione dello scalone