«Tre mesi fa il cardinal Silvestrini mi disse: è una soluzione»

Ma ha tutte le carte in regola per essere un capo dello Stato super partes che non si presterà mai a giochini politici. Non è un problema che sia un post-comunista. E nemmeno che non sia cattolico». A fare questo ritratto agrodolce di Giorgio Napolitano sul Colle è Gennaro Acquaviva, che nel 1985 era capo della segreteria di Craxi a Palazzo Chigi, soprannominato «cardinale del Psi» per le sue radici cattoliche e perché nell'84 gestì per il premier socialista la revisione del Concordato. Acquaviva rivela, dettaglio facile intuire dalle indiscrezioni dei giorni scorsi ma mai emerso ufficialmente dalla cittadella oltre il Tevere, che per il Vaticano Napolitano era ed è considerato una «buona soluzione». «Tre mesi fa, quando si dava per certa una vittoria forte dell'Unione, l'ex "ministro degli esteri" di Wojtyla cardinal Achille Silvestrini mi disse: Napolitano potrebbe essere una soluzione. Quindi non essere cattolico non rappresenta una pregiudiziale». Insomma, lei Napolitano al Quirinale lo vede bene? «Sì. È un personaggio di grande livello, è il più pallido postcomunista possibile e anche il più filo-occidentale». E lo è stato anche in tempi di guerra fredda, giusto? «Esatto. Alle regionali del 1975 e alle politiche del '76 il Pci diventò con il 35% il più forte partito comunista europeo. Con quella percentuale i socialdemocratici in Europa governavano. Ma, con il Compromesso Storico, Berlinguer si autolimitò e scelse di fare da spalla ai governi Dc. In questo quadro, i viaggi di Napolitano negli Usa e nel mondo diffusero un'immagine splendida del Pci. Parlava un ottimo inglese, aveva un aplomb anglosassone ed era un meraviglioso "ambasciatore" dei comunisti». Non era certo un «estremista». «Al contrario. Era amendoliano e all'epoca quelli come lui venivano accusati di essere socialdemocratici, che era un insulto. Per tutta la vita, credo, lui ha avuto una visione della politica come processo riformatore più che rivoluzionario, anche se era molto ligio alle indicazioni del partito». Sarà un presidente «innovatore» o «conservatore?» «Credo sarà un buon continuatore di Ciampi. Come lui sarà un "arbitro". Che, però, in questa situazione di frattura, svolgerà una funzione di regolatore e di equilibratore più che intervenire per superare la fase attuale di conflitto». Che problemi si troverà di fronte? «Gestire il prima, durante e dopo referendum, ad esempio. Il governo Prodi, poi, avrà vita durissima. E non per colpa dell'opposizione. Ma perché dovrà fare delle mosse di un'impopolarità devastante. Non sarà facile. Neanche per il presidente della Repubblica»