Rieccoli, i Ds vogliono spegnere Rete4

Almeno di questo è convinto il premier, che lancia per l'ennesima volta l'allarme: «Le minacce nei miei confronti e verso le mie aziende dimostrano che siamo ancora una democrazia incompiuta. Dimostrano che viviamo ancora in un Paese in cui una parte deve avere timori che vinca l'altra parte», spiega Silvio Berlusconi a «Radio Anch'io». Berlusconi ha tra l'altro risposto a una domanda sul conflitto di interessi: «Se vincesse il centrosinistra la questione sarebbe già risolta. Bisogna prendere atto delle continue minacce che emergono dalle parole di Prodi e degli altri esponenti dell'opposizione nei miei confronti e nei confronti di chi lavora nelle mie aziende», ha aggiunto il premier facendo l'esempio di Retequattro che dovendo trasmettere via satellite sarebbe costretta a licenziare più di 1000 persone. Un paese che si trova in una situazione del genere, in cui una parte dei cittadini deve avere timore che i suoi avversari vadano al potere non è ancora una piena e completa democrazia». Sibillina la replica di Massimo D'Alema, che a suo tempo, quando era al governo, non condusse in porto la legge sul conflitto d'interessi. «Non capisco perchè Berlusconi, se davvero ama la politica, non possa cedere la proprietà delle aziende ai suoi figli. In ogni caso sarà lui a scegliere. Noi ripartiremo dal testo varato in Senato nel 2001, quel testo di cui Berlusconi impedì l'approvazione definitiva», ha detto il presidente dei Ds. E ha aggiunto: «Credo che se uno vede come sono organizzate queste trasmissioni, e come sono i Tg, si rende conto che di fatto sono organi di partito. C'è un dato che mi colpisce più di altri, e non riguarda tanto il centrosinistra, che è molto sacrificato, ma l'on. Marco Follini del quale le trasmissioni di Mediaset hanno parlato zero minuti perchè, come è noto, il rancore verso l'alleato considerato infedele è perfino maggiore rispetto a quello verso gli avversari». Immediata la risposta del direttore del Tg5: «Il mio telegiornale non è un organo di partito: basta guardare con attenzione i dati dell'Osservatorio di Pavia, ma soprattutto basta guardarlo tutte le sere», precisa Carlo Rossella. Tornando alla questione di Rete4, Fassino non si sbilancia: «Se la parte di legge Gasparri che manda un canale Rai e un canale Mediaset sul satellite è ancora valida, tenuto conto dell'evoluzione della tecnologia, la manterremo, altrimenti faremo altro», ha detto il leader dei Ds. «L'obiettivo - ha aggiunto Fassino - è favorire un pluralismo editoriale e culturale, perchè la legge Gasparri invece di aprire il mercato lo ha ristretto e ha favorito le posizioni dominanti di Mediaset e di Rai». Da registrare, infine, un appello a Prodi che giunge da Giuliano Ferrara, Piero Ostellino e Sergio Ricossa e riguarda il non fare leggi che impediscano a Berlusconi di far politica adducendo il conflitto di interessi. «Prodi - è scritto nell'appello che sarà pubblicato oggi sul Foglio - dichiari che nessuna legge a maggioranza priverà l'attuale premier della possibilità legale di fare politica e accedere alle cariche pubbliche. Il conflitto di interessi esiste ed è difficile individuare norme giuste per regolarlo. L'anomalia di un politico che è anche editore televisivo - ribadiscono i firmatari - esiste, è il prodotto di cause storiche profonde ma non configura alcuna illegalità secondo la Costituzione e il diritto ordinario, e con la fondazione di un partito politico si è incardinata nella situazione italiana senza mutare la natura liberal-democratica del nostro regime politico, che ha conosciuto una formale alternanza di governo e potrebbe tornare a conoscerla il 9 aprile. Secondo Ferrara, Ostellino e Ricossa, la stessa legge della par condicio è stata «un altro modo, ovviamente imperfetto, di correggere parzialmente gli effetti di questa anomalia» ma ad «un'anomalia storica non si può rispondere con un'anomalia giuridica che dal punto di vista di una società liberale avrebbe un sapore estremamente ambiguo».