Le Clarks diventano di destra, le Tod's di sinistra

Per un attimo avevamo tirato un sospiro di sollievo. Carlo Rossella, neodirettore del Tg5 e ammiratore-confesso del Cavaliere, aveva dato un segnale chiaro e preciso al Paese: niente più Tod's ai piedi dopo la «cazziata» di Berlusconi a Della Valle, ma invece un paio di Clarks. Scarpe «storicamente» sinistrorse, direte voi. È vero ma, almeno per Rossella, scevre dal mini-conflitto d'interessi tra le critiche del loro brevettatore al governo della CdL e la sua «adorazione» verso il presidente del Consiglio e «patron» di Mediaset. Lo ha scritto un giornale e tutti gli italiani si sono sentiti rassicurati, un po' come durante uno sciopero dei consumatori (che, tanto, i pochi che lo fanno, il giorno dopo «recuperano»). Purtroppo un'altra certezza è sfumata con la pronta smentita del diretto(re) interessato. Si trattava, infatti, di una qualunquistica questione di comodità (causa mignolo dolorante) e non d'una manifestazione «bipolare» di fedeltà al Berlusca e di tradimento nei confronti di Diego. Questo fino a 48 ore fa. Ma poi ieri le nostre speranze sono rifiorite. La notizia è di quelle che fanno tremare i polsi (o le caviglie?): Gad Lerner ha annunciato che avrebbe smesso le mitiche Clarks per calzare in tv le Prodi(torie) Tod's. Lo ha detto con ironia, naturalmente. Per fortuna qualcuno serio ancora nel mondo politico c'è rimasto. Ed ecco allora che il ministro dello Sviluppo e della Coesione Territoriale Gianfranco Miccichè ha ristabilito i giusti toni della discussione: «Libero di farlo - ha dichiarato senza alcuna ironia, riferendosi al conduttore dell'Infedele - Io ho buttato le Tod's che avevo». Questa sì che è coerenza! Un gesto che, però, non è stato sufficiente a sollevarci dall'angoscia. Gli italiani sono seriamente preoccupati. E, in attesa del prossimo confronto tv, si chiedono com'è possibile che una calzatura costosa e tradizionalmente «di destra» (e anche un po' «vorrei ma non posso») come la Tod's «Dellavalliana» abbia assunto i colori politici opposti e venga sostituita addirittura dall'alternativa «fu radical chic» rappresentata dalle «desert boots» made in England. Il dibattito, ormai, è aperto e nei prossimi giorni la podologica polemica echeggerà sicuramente negli studi di molti talk show, con ospiti competenti pronti a rispondere agli interrogativi dei cittadini-telespettatori. In realtà, abbandonando ogni sarcasmo, pensavamo che la cosa fosse superata. La distinzione fra cose di destra e cose di sinistra ci riporta inevitabilmente ai lontani Anni Settanta, quando il tipo di abbigliamento costituiva un'etichetta ideologica. E a un film uscito nei successivi anni del «riflusso», «Maledetti vi amerò» di Marco Tullio Giordana, nel quale Flavio Bucci sanciva la linea di demarcazione fra la doccia (di sinistra) e il bagno (di destra); il riso (di sinistra) e la pasta (di destra); l'eroina (di sinistra) e la cocaina (di destra). La verità, come dicevamo all'inizio, è che non c'è più religione. E neanche ideologia. Anche se qualcuno sembra non essersene accorto, gli «ismi» dogmatici sono morti per lasciare il posto a quelli materialistici, come l'individualismo e il consumismo. La classe operaia non va più in paradiso. I proletari sono una minoranza (per ora, euro permettendo) e non pensano più a trasformare la società. Ma a cambiare la propria condizione personale. O, in alcuni casi, le scarpe.