Anche la Margherita «scarica» Caruso

Dopo la critica fatta dal presidente dei Ds, anche il quotidiano dei Dl sottolinea l'imbarazzo della coalizione di centrosinistra per la candidatura del disobbediente calabrese nelle liste di Rifondazione Comunista. «Dopo una girandola di dichiarazioni e smentite che neanche Bonaiuti, il candidato Caruso si attesta sulla richiesta di libertà "per i ragazzi di corso Buenos Aires" - scrive il fondista di Europa, Robin - Forse ha sbagliato coalizione. Quella dove si può sfasciare l'Italia, ignorare le leggi e poi pretendere l'impunità si chiama appunto Casa delle Libertà. Provi lì, magari si trova bene». Un consiglio caustico che si aggiunge alle polemiche interne all'Unione per la presenza nelle liste del leader dei no global meridionali, che ha difeso i teppisti responsabili dei vandalismi e delle violenze a Milano. Intanto, sul fronte del centrosinistra, diviso su tutto, si cerca di «ricucire». «Nessun problema con Bertinotti, ieri siamo stati insieme tutto il giorno e siamo tornati insieme in aereo da Strasburgo», ha annunciato Massimo D'Alema, liquidando così il contrasto tra lui e Fausto Bertinotti che avrebbe risentito delle dichiarazioni di D'Alema. L'ex presidente del Consiglio aveva dichiarato ad un quotidiano: «Caruso? Io non lo avrei candidato». Una inopportuna ingerenza nell'autonomia del suo partito, così il leader di Rifondazione avrebbe giudicato l'«uscita» di D'Alema, che ieri a margine del suo tour elettorale a Napoli ha detto: «nessuna ingerenza ho solo detto "io non lo avrei candidato"». Una precisazione tecnico-sintattica che, tuttavia, nulla toglie al fatto che la candidatura del disobbediente Caruso ha aggiunto un ulteriore elemento di contrasto all'interno della formazione elettorale che si appresta ad affrontare la prova delle urne il 9 e il 10 aprile. È difficile, infatti, coniugare la presunta patente di «affidabilità» che il segretario di Rifondazione si è autoassegnato nel suo recente discorso al congresso del partito con le posizioni del «suo» candidato. Un futuro deputato che, di fronte alle gratuite devastazioni provocate e programmate dai blac-block nel capoluogo meneghino, invece di scegliere la strada del silenzio, si è schierato nettamente al fianco dei violenti. Un atteggiamento che Caruso non ha mancato di ribadire anche ieri. «Io non parteciperò sicuramente alla fiaccolata dei commercianti di Milano - ha detto il leader dei disobbedienti del sud - spero che questo ancora mi sia permesso, cioè non venga agitato e strumentalizzato ipocritamente dagli avvoltoi del centrodestra». Ma non c'è bisogno di essere avvoltoi, e neppure colombe, per comprendere che il piccolo ma significativo «conflitto di interessi» (politici) tra il no global e il partito di Bertinotti, specialmente alla luce di un coinvolgimento governativo di Rifondazione, è un rischio per gli elettori. Che garanzie, infatti, potrà offrire il nuovo esecutivo se accetta di avere tra le sue fila un elemento «destabilizzante» come Caruso? Ma come se non bastasse, il candidato del Prc, sempre ieri, ha aggiunto: «Io non ho alcuna intenzione di sfilare insieme alle forze politiche che in questi giorni hanno alimentato una campagna di aggressione nei confronti di forze e movimenti della città di Milano. La mia preoccupazione in questo momento è la liberazione dei manifestanti arrestati sabato scorso a Milano». Caruso dixit. Peccato (per lui) che le preoccupazioni degli italiani siano ben altre. E, in questi casi, una delle più «sentite» e importanti è proprio quella relativa alla sicurezza. Che farà Caruso per difendere gli italiani che non vogliono assistere a spettacoli come quelli «andati in onda» l'altro giorno lungo le strade di Milano?