Appello ai politici: «Non badate all'interesse personale»

Ieri il duplice richiamo del Papa ha riguardato innanzitutto i politici cristiani, coloro cioè che nell'occupare i «posti di primo piano nella società» intendono «vivere la vita della fede e dare una testimonianza cristiana». Benedetto XVI si è rivolto a loro nel discorso scritto per i vescovi polacchi e con forza li ha voluti spronare ad essere pronti («preparati» e «preoccupati» sono state le parole usate dal Papa) ad esercitare la «così difficile ma insieme così nobile arte politica senza badare al proprio interesse e al vantaggio materiale». Anche Karol Wojtyla — lo ha ricordato ieri Ratzinger — aveva più volte esortato i politici cristiani a non avere paura a vivere il proprio lavoro esprimendo in esso la fede in cui si crede. Benedetto XVI ha ricordato in merito le parole più volte spese dal suo predecessore e, in un'ampia parte del suo discorso, ha voluto anche parlare della necessità che la leadership credente del Paese agisca con integrità e saggezza «contro l'ingiustizia e l'oppressione» e contro «il dominio arbitrario e l'intolleranza d'un solo uomo e d'un solo partito politico». Se qualche giorno fa il cardinale Ruini aveva proposto all'anima laicista della politica italiana una tregua ed un confronto circa i ripetuti interventi della Chiesa nelle varie tematiche di rilevanza pubblica (un «libero confronto di idee» aveva auspicato il presidente della Cei) ieri Benedetto XVI ha, di fatto, voluto sottolineare come lui intenda che questo confronto debba essere esercitato: non deve avvenire un reciproco tirarsi indietro, un reciproco rinnegamento della propria identità, ma semmai l'esatto contrario. Confrontarsi, cioè, significa, dire chi si è e mettere sul piatto della politica le proprie convinzioni. I politici che credono, insomma, non devono avere paura delle proprie idee ed anzi, devono essere sempre sostenuti dalla Chiesa nel loro difficile compito. Anche perché — ed è questo il secondo richiamo di ieri — è stata la «nobile tradizione cristiana» ad aver «fecondato con i suoi valori spirituali la cultura, la letteratura e l'arte» non solo dell'Austria ma dell'Europa intera.