Casini fa il Follini per rilanciare l'Udc

Poi uno «scarto» rispetto ai giudizi della Cdl sulla trasmissione di Adriano Celentano «Rockpolitik», definita «un capolavoro». Ieri, infine, un'intervista al quotidiano La Stampa nella quale mette in chiaro di non poter «fare sconti a Berlusconi, tantomeno oggi e per i prossimi mesi». Se a questo si aggiunge che nella candidatura a segretario dell'Udc dell'europarlamentare Lorenzo Cesa, molto vicino a Marco Follini, c'è il suo zampino, il sospetto diventa quasi una certezza: Pier Ferdinando Casini si sta «follinizzando». Insomma dopo aver ricucito con il premier per evitare che il partito si infilasse in un tunnel che portava dritto dritto allo scontro frontale con Berlusconi, il Presidente della Camera sta di nuovo prendendo le distanze dal Cavaliere. Marcando il territorio dei centristi, piantando uno dopo l'altro una serie di paletti. Non certo alti come quelli dell'ex segretario ma comunque tali da segnare un distinguo con il leader della Casa delle Libertà. Una scelta, secondo molti esponenti dell'Udc, alla quale il presidente della Camera è stato praticamente costretto dopo l'uscita di scena di Marco Follini. «Dopo quelle dimissioni — commenta un dirigente dei centristi — chiunque prenderà in mano il partito dovrà cercare una strada che non sia l'appiattimento su Berlusconi. Follini aveva posto un problema reale, quello di distinguerci dai nostri alleati. Altrimenti veniamo assorbiti da Forza Italia. Però ha sbagliato i modi. Casini non può far altro che seguire quella strada ma con un atteggiamento più prudente e che non conduce a uno scontro frontale». E i segnali di quale sarà la strategia dell'Udc da qui alle prossime elezioni sono arrivati rapidamente. Sabato scorso Follini si è dimesso e già giovedì Casini ha piantato il primo paletto sulla par condicio. Dopo un incontro a colazione con Berlusconi, Gianfranco Fini e Gianni Letta ha annunciato il suo no: «Io ho sempre la stessa idea Non siamo d'accordo». Il giorno dopo va in onda Rockpolitik e tutta la Cdl parte all'attacco. Tutta tranne l'Udc che invece si mostra molto più cauta, quasi ammirata dallo show. A tracciare la strada è Casini, che elogia Celentano ma allo stesso tempo lo sfrutta come esempio di come in Italia ci sia libertà d'espressione e di satira. «C'è troppa agitazione in giro. Vedo che si stanno agitando anche su Celentano, ma non c'è da agitarsi — è il suo commento — La trasmissione di Celentano è bella o brutta a seconda delle opinioni, a me non è dispiaciuta affatto. E credo che a Celentano si debba essere grati: è riuscito a realizzare un capolavoro. È riuscito cioè a dimostrare che siamo in presenza di un servizio pubblico libero in cui il sarcasmo si esercita contro il presidente del consiglio e questa è una cosa di cui essere fieri perché significa che c'è veramente un grado di libertà straordinario, di cui essere gelosi». Nel «quadro» rientra infine anche l'elezione del nuovo segretario che sarà scelto giovedì dal consiglio nazionale. Per tutta la settimana Casini è rimasto in silenzio sul tema. Ma per lui ha parlato l'improvvisa candidatura, sabato, di Lorenzo Cesa. Una candidatura che, necessariamente, deve avere avuto l'avallo del presidente della Camera. E che toglie dal campo le voci che volevano in competizione da una parte Mario Tassone, anche lui sulla scia di Marco Follini, e dall'altra il ministro della Funzione Pubblica Mario Baccini. Cesa potrebbe essere la soluzione giusta per seguire il solco di Marco Follini. Guidato però dalla mano esperta di Casini. Il quale a questo punto, a fare il segretario del partito a gennaio probabilmente non ci pensa più. Ma mira piuttosto — che la Cdl vinca o perda non importa — a fare il leader del prossimo partito dei moderati nel quale confluirà buona parte del centrodestra.