L'Udc torna ad alzare la testa Casini ferma gli spot

Casini, dopo settimane di feeling con Berlusconi, spezza l'incanto e, in un minivertice con lo stesso premier e con Gianfranco Fini, gli dice che non è assolutamente d'accordo sul progetto di cambiare la par condicio. Segnali che, ieri, hanno fatto capire che l'Udc è tornata a essere al centro della politica della Cdl. Almeno come possibile elemento di disturbo. E a questo va aggiunto che giovedì prossimo si riunirà il consiglio nazionale dei centristi per scegliere il nuovo segretario. Una corsa a due tra Mario Tassone, sottosegretario ai trasporti, e il ministro della Funzione Pubblica, Mario Baccini. Con un possibile outsider come Luca Volonté. Che nelle ultime ore è dato in netta risalita. Ieri in aula è intervenuto sottolineando il contributo dato dall'Udc per migliorare il testo prima del passaggio precedente alla Camera. E visto che Follini si è invece messo contro la linea del partito, non votando, ieri anche le quotazioni di Mario Tassone hanno iniziato a scendere. Tanto che il sottosegretario agli Esteri, Giuseppe Drago ha commentato con un lapidario «facendo così Follini ci spinge a scegliere un segretario fuori della nomenklatura attuale». Vale a dire: è un atteggiamento che rende meno realizzabili ipotesi che godono della sua benedizione. Di sicuro, però, è ancora Follini a catalizzare l'attenzione del partito. Dalla parte dell'ex segretario non c'è solo Tabacci. Il senatore Amedeo Ciccanti, per esempio, ieri mattina ha diffuso una nota difendendo Follini che ora «ha le mani libere e può meglio esprimere, adesso che non è più segretario, la sua linea del confronto con l'opposizione» e sostenendo che «piuttosto che lanciare anatemi andrebbe aperta una riflessione all'interno del partito per valutare l'impatto della riforma elettorale sulla riforma costituzionale». Sul fronte contrario c'è Maurizio Ronconi che sempre da Palazzo Madama ha ricordato a Follini quando lo convinse a votare la devolution: «In più incontri si è impegnato per convincermi a votare per le riforme che tra l'altro hanno avuto come relatore il senatore D'Onofrio». E sempre dal Senato è arrivata la protesta di Corrado Danzi, che si lamenta di una irrisolta situazione locale, in Basilicata. «A Matera nonostante la metà dei componenti del comitato provinciale si sia dimessa da ben quattro mesi — ha denunciato — e quindi dovrebbe essere decaduta, il segretario sfiduciato continua ancora a convocare il comitato e secondo lo statuto non potrebbe farlo. Credo che debba essere commissariato. Lo dico da tempo senza avere risposte. Anche questo è un segnale dello stallo in cui versa il partito».