Follini: «Non vado a sinistra ma la questione leadership nella Cdl è ancora aperta»

Letti i giornali, Follini ha voluto subito precisare alcune cose: «Sono dimissionario ma non rinunciatario. Prosegue il mio impegno politico. Non mollo e non tifo per Prodi, come ha scritto qualche giornale». Davanti a una platea prevalentemente sua, ha ribadito che non ci sono margini per una revoca delle dimissioni, che «o sono vere o sono false, e le mie, ovviamente, sono vere». L'ex segretario, che ha avuto un confronto pubblico con Piero Fassino, ha così precisato il senso del gesto di sabato e ha assicurato i suoi e gli alleati che il suo posto è e resta nel centrodestra: «La mia battaglia è volta a cambiare il centrodestra e a sconfiggere il centrosinistra», ha sottolineato, e all'affermazione di Dario Franceschini che le porte della Margherita sono sempre aperte ha replicato: «Non varcherò quella porta». Fatte le precisazioni, Follini ha ribadito che i problemi da lui segnalati in questi mesi sono ancora tutti aperti, e che la Cdl «non può illudersi che siano risolti». Quali? Per esempio quello della leadership: «Possiamo anche illuderci e decidere di tralasciare l'argomento, oppure dire che non esiste ma secondo me è reale. Non ci si può illudere che non ci sia una questione aperta».