L'Aula come lo stadio, guerra di striscioni

I deputati della Cdl non si fanno cogliere impreparati e a loro volta tirano fuori degli altri cartelloni con una scritta, a lettere separate, «Siete patetici». Lo sfondo, però, stavoltà è bianco e la scritta è nera. Casini sospende la seduta e annulla la votazione. Riprenderà dopo cinque minuti. Il presidente della Camera non ha gradito la forma di protesta e ha rilasciato una dura dichiarazione: «Gli episodi di oggi (ieri, ndr) si qualificano da soli, offendono il Parlamento e le Istituzioni. L'esibizione di un cartello alle spalle del presidente dell'Assemblea non umilia la presidenza della Camera ma tutti voi». Il cartello dietro le spalle di Casini era stato esposto da Roberto Giachetti della Margherita, che è comparso sorridente e compiaciuto. Casini ha informato l'Assemblea che di quanto è avvenuto si occuperà l'Ufficio di presidenza al termine dell'esame della legge elettorale. Il presidente della Camera ha quindi fatto ripetere la votazione a scrutinio segreto che aveva annullato in quanto mentre era in corso ha avuto luogo la dimostrazione. La protesta comunque era già nell'aria. Già dalla mattina circolava la voce di una possibile contestazione, come sempre avvenuto in tutte le grandi occasioni. «Ancora condoni. Ora basta!» è stato lo striscione che ha aperto la saga delle proteste alla Camera il 17 aprile 2002. in quel caso venne esposto dai deputati dei Verdi e dei Comunisti italiani nel corso di un breve «sit in» organizzato in Piazza Montecitorio in segno di protesta contro il decreto legge in materia di emersione dell'economia sommersa e proroga dello scudo fiscale, su cui il governo ha chiesto la fiducia. Il 19 febbraio 2003 è stata la volta dei deputati verdi Paolo Cento e Mauro Bulgarelli. I due effettuaro un blitz con la bandiera arcobaleno contro il presidente del Consiglio Berlusconi in diretta tv: il motivo dlela protesta era la guerra in Iraq. Il 24 novembre 2004 nuova protesta dei verdi Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Zanella e Pecoraro Scanio, che poi vennnero sospesi per cinque giorni. Ma il 16 dicembre tocca ai leghisti esporre uno striscione contro l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea. Follini non gradirà: «Il parlamento non è lo stadio». In questo caso furono otto giorni di sospensione per l'allora capogruppo leghista Alessandro Cè e cinque quelli per gli altri deputati della Lega (Gibelli, Vascon e Rossi).