Parisi, da mite politologo a pasdaran ulivista

Una sorta di «ariete ulivista», che si assume la briga, con dichiarazioni o interviste di rara durezza, di diffondere la parte più coriacea del pensiero del Professore (soprattutto nei confronti degli alleati), quando un intervento diretto dell'ex-premier potrebbe causare un incidente diplomatico dal quale sarebbe impossibile uscire. Gli esempi, negli ultimi tempi, non mancano di certo, come non manca ormai, anche negli osservatori meno acuti, il sospetto che le esternazioni del deputato prodiano abbiano varcato i paletti posti dallo stesso Prodi. In realtà, la mancanza di un intervento diretto di Prodi nella discussa intervista al Corriere sulla «questione morale» snobbata dai Ds, induce i più a considerare ancora valido il principio del «chi tace acconsente», anche se non si può negare che l'atteggiamento di Parisi abbia subito un repentino cambiamento, proprio in seguito alla marcia indietro, «suggerita» da Fassino, sulla lista ulivista. In quell'occasione, Parisi, mentre Prodi annunciava solennemente di aver messo da parte il proprio progetto, si affannava a spiegare ai giornalisti che la scissione dalla Margherita era «solo congelata», salvo poi ammettere la sconfitta dopo un incontro col Professore. Negli stessi giorni, a metà giugno, Parisi raccoglieva una provocazione del premier Silvio Berlusconi, che offriva a Francesco Rutelli di entrare nel partito unico del centrodestra, per sparare a zero sulla maggioranza del suo partito: «Nessuna meraviglia - diceva Parisi- se Berlusconi invita a condividere la sua casa comune chi ha brindato per il fallimento dei referendum». Archiviata la Fed, gli strali dei prodiani cominciano a colpire la Quercia, con una serie di avvisaglie, prima del sisma. Nella famosa intervista della scorsa settimana sulla questione morale, per attaccare Fassino e D'Alema Parisi fa addirittura appello al rivale Rutelli, dichiarandosi d'accordo con l'ex-sindaco di Roma sulla necessità di una posizione netta contro il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. Attacchi a geometria variabile, dunque, dettati forse dall'esigenza di non regalare all'ala radicale della coalizione il monopolio dell'intransigenza sui valori e dell'antiberlusconismo.