Sette mesi fa l'allarme: «buco» da 180 milioni

In quasi 9 mesi Torino 2006 sembra essere uscita dal buco nero economico in cui era finita. 180 milioni di euro che hanno spinto il governo a correre ai ripari nominando il sottosegretario Mario Pescante «supervisore» di Torino 2006. Ma andiamo per ordine. Il 19 giugno del 1999 a Seul, con 53 voti a favore, la sessione plenaria del Cio ha scelto Torino per ospitare i XX Giochi Olimpici invernali 2006. In quell'occasione, l'allora sindaco della città Valentino Castellani e il presidente del Coni Gianni Petrucci, sottoscrivono l'Host city contract, il contratto che impegna la città ospite e il Comitato Olimpico Nazionale a rispettare le regole previste dal Cio per l'organizzazione e lo svolgimento dei Giochi. Sei mesi dopo (il 27 dicembre 1999) nasce ufficialmente a Torino il Comitato per l'Organizzazione dei XX Giochi Olimpici Invernali più conosciuto all'opinione pubblica col nome di Toroc. Il Presidente è Valentino Castellani. Al fianco del Toroc on la legge 285/2000 viene creata l'Agenzia olimpica Torino 2006 per la realizzazione delle opere necessarie allo svolgimento dei Giochi. Mentre Toroc ha il compito di organizzare i Giochi con risorse private, l'Agenzia è un ente pubblico che si avvale dei finanziamenti concessi dallo Stato. Il lavoro comincia rapido, ci sono da costruire oltre 65 opere olimpiche per un investimento di circa 1180 milioni di euro a carico dello Stato e 510 milioni a carico di terzi (pubblici e privati). Ma non sono solo le infrastrutture a preoccupare gli organizzatori. Non è facile pensare e realizzare una manifestazione a cui si prevede parteciperanno 2.500 atleti, 2.500 tecnici e accompagnatori delle nazionali, 2.300 rappresentanti di Cio, Comitati olimpici nazionali e federazioni, 650 giudici e arbitri, 10.000 giornalisti e 10.000 ospiti degli sponsor. Senza contare i 20.000 volontari, i 1.600 membri dello staff di Toroc e il milione di spettatori previsti. È proprio su quel «previsti» che cominciano i guai del Toroc. Nell'ottobre 2004 scatta l'allarme. Il Toroc avrebbe un disavanzo di 180 milioni di euro nel budget (rispetto alle previsioni fatte). Di questi 90 deriverebbero da mancati ricavi, 60 dall'aumento dei costi e 30 dal fondo di riserva. È a questo punto che il governo decide di correre ai ripari nominando Mario Pescante come «supervisore» dell'organizzazione dei Giochi al fianco di Castellani. Il resto è storia recente. Secondo i dati resi noti dal governo, a una anno dalle Olimpiadi, la maggior parte degli impianti è stata collaudata e l'85% dei lavori terminati. A distanza di 6 mesi da quell'infausto ottobre, le casse del Toroc registravano un +130 milioni di euro. Risorse che hanno portato l'investimento complessivo a 5mila miliardi delle vecchie lire.