Ulivisti pronti comunque a fare le valigie

Così, dopo che il leader Romano Prodi ha stabilito il congelamento del progetto dell'Ulivo, ieri il suo alter ego Arturo Parisi ha reso noto alla stampa che la scissione all'interno della Margherita è, a tutti gli effetti, congelata. La decisione è il frutto di un vertice di un'ora tra il presidente della Margherita Francesco Rutelli e una delegazione della «componente ulivista» del partito rappresentata da Parisi, Franco Monaco, Antonio La Forgia e Natale D'Amico. Un vertice che ha aperto ufficialmente quel confronto che è condizione necessaria per continuare il cammino della coalizione di centrosinistra. Così se Rutelli ha rilasciato dichiarazioni entusiaste («abbiamo scelto la strada unitaria»), anche Parisi è sembrato tutto sommato soddisfatto. Ciò nonostante ha spiegato che, quello di ieri, è solo l'inizio di un confronto che si chiuderà presto (probabilemente entro le prossime due settimane) e avrà il compito di stabilire se permangono le condizioni affinché la minoranza ulivista possa continuare, come opposizione, a vivere nella Margherita. «A Rutelli - ha spiegato Parisi - abbiamo detto che siamo determinati ad aprire un confronto per verificare se è possibile elaborare il nostro disagio e riorientarlo verso un futuro che mantenga aperti la prospettiva e il progetto dell'Ulivo. Immaginiamo un confronto il più breve possibile e alla fine ci interrogheremo sul fatto se esistono le condizioni per svolgere questo cammino dentro la Margherita». Tre i temi sul tavolo della trattativa. «Innanzitutto - ha continuato Parisi - chiediamo se ci sono le condizioni per svolgere la nostra funzione da una posizione di opposizione. Inoltre chiediamo se la Margherita è la stessa del 2001. Se cioè dietro il voto dell'Assemblea ci sono motivazioni compatibili con il patto fondativo del partito. E vogliamo anche sapere se la scelta della Margherita di essere riferimento materiale e privilegiato per lo "scongelamento" del centrodestra e per pezzi di classe dirigente della Cdl, invece di essere un'occasione per allargare il consenso, non diventi l'occasione di cambiare identità e alimentare la tendenza al trasformismo. Non lo accetteremmo». Tradotto dal politichese i prodiani (o ulivisti se preferite) non accettano una scelta, quella di rinunciare alla lista unitaria e quindi al progetto dell'Ulivo, che vedono in conflitto con l'idea originale per cui è nata la Margherita e non accettano una prospettiva che vede il partito trasformarsi in un contenitore pronto ad accogliere, solo per opportunismo politico, i transfughi del centrodestra. A chi gli fa notare che è stato proprio Prodi a congelare il progetto dell'Ulivo, Parisi risponde candidamente: «È una scelta che rispetto. Prodi ha tirato le somme. Si è sentito caricato di due compiti e di due rischi: sostenere il progetto dell'Ulivo a rischio di farsi una parte tra le parti, oppure farsi riferimento e costruttore dell'unità dell'Unione. Ha scelto la seconda opzione, ma sono sicuro che ha valutato tutti gli elementi». Ora, però, tutti vogliono capire cosa succederà. Parisi si limita a constatare che se il confronto dovesse concludersi negativamente ognuno farà le proprie scelte. Anche se, di fronte all'ipotesi di una propria lista, Parisi fa sapere che «non risponderà nemmeno sotto tortura». Nel frattempo gli ulivisti non parteciperanno all'assemblea federale Dl di giovedì, il che significa che il rischio scissione non è assolutamente tramontato anche perché, spiega Parisi, «non resteremmo nella Margherita perché prigionieri di un ricatto». Neanche se il ricatto si chiama leadership di Romano Prodi.